34 VITE DKGI,I ECCELLENTI COMANDANTI
fcaccò, e li disfece arabidue. Quindi per la Liguria passft l'Appennino per andar in Toscana. In questo viaggio fu si gravemente attaccato da mal d'occhi, chè d'allora in poi il destro non gli servi mai più cosi bene. La quaie/ infermità durandogli tuttavia, e facendosi portare su di una lettiga, preso Insidiosamente C. Flaminio console al Trasimeno coll'esercito, l'uccise. Né molto di poi fece lo stesso a Cajo Centenio pretore, che con truppa scelta guardava te alture. Di là si portò nella Puglia. Ivi gli si fecero incontro i due consoli Cajo Terenzio e Lucio Emilio. Ma egli mise in fuga le armate d'entrambi con una sola battaglia, uccise Lucio Paolo console, oltre altri personaggi consolari, fra' quali Gneo servino Gemino, che era stato console l'anno antecedente.
V. Data questa battaglia, mosse verso Roma senza che persona gli facesse resistenza. Fece alto ne' monti vicini. Essendo ivi stato accampato alcuni giorni, mentre ritornava a Capua. Q. Fabio Massimo, dittatore romano, gli si oppose nelh campagna Falerna. Chiuso Annibale dalla strettezza dei luoghi, pur di notte tempo se ne .sbrigò, senza danno veruno del suo esercito. Deluse Fabio , generale accortissimo. Imperciocché nel maggior bujo della notte fé' dar fuoco a de' sarmenti, che avea fatti legare alle corna d'una jyran quantità di buoi, e cosi diè loro la corsa. Al qual improvviso spettacolo si gran terrore assalse l'esercito romano, che- niuno ebbe ardire di metter piede fuori dello steccato. Noii molti giorni dopo questo fatto, mise in fuga M. Minuzio Rufo, comandante della cavalleria, pari d'autorità al dittatore, tirato con inganno a battaglia. Assente ne' Lucani privò di vita T. Sempronio Gracco, per la seconda volta 'console, fattolo cadere in un' imboscata. Con simil frode uccise M. Claudio Marcello, console per la quinta volta, presso a Venosa. Troppo lunga impresa sarebbe l'annoverare tutte le battaglie d'Annibale. Basterà il dir questo, per far comprendere che grand'uoino sia egli stato, che in tutto il tempo ch'egli stette in Italia, niuno fu capace di fargli fronte in battaglia ordinata, niuno contro di lui, dopo il fatto di Canne, potè accampare all'aperto.
VI. Richiamato quest' invitto a difender la patria, fece la guerra contro il figlio di quel Publio Scipione, ch'egli primieramente al Rodano, poscia al Po, e finalmente alla Trebbia avea messo in fuga. Con costui, esauste già le forze della patria, desiderò per allora di venir a composizione, affine di poterlo poi attaccare con maggior vigore. Segui l'abboccamento : le condizioni non furono accettate. Poco di poi venne col medesimo a tenzone in vicinanza di Zama. Respinto, in due giorni e due notti {cosa incredibile a dire), pervenne in Adrumeto, che è