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Vite degli Eccellenti Comandanti

Cornelio Nipote
Casa Editrice Sonzogno Milano, 1927, pagine 104

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   XVm. BUUEN-R. 7S
   con tutto questo ne trasse poco profitto. Imperciocché per invidia 'le' capitani, che con lui erano, e perfidia de'sol-dati Macedoni veterani, ritornato vittorioso dal combattimento, fu dato nelle mari d'Antigono, comechè l'esercito avesse in tre diversi tempi giurato, che sarebbe stato in difesa di lui, e mai non l'avrebbe abbandonato Ma s) grande fu in alcuni 1' avversione alla virtù di lui, che amarono meglio mancar di fede, che lasciar di tradirlo. Antigono stesso, benché gli fosse stato nimicis-simo, lo avrebbe servato in vita, se i suoi gliel' avesser permesso, poiché ben conosceva che niuno meglio di lui l'avrebbe potuto ajutare in quelle cose, che già a tutti era chiaro che sovrastavano. Infatti gli stavan sopra Se-leuco, Lisimaco e Tolomeo già ben in forze, co'quali gli era mestieri combattere per il supremo comando. Ma noi vollero soffrire coloro che gli stavano a' fianchi, come quei che vedevano che ritornato in grazia Eumene, sarebbero, tutti quanti erano, stati a confronto di lui in coca (•nrisidf'.razioTip Antigono doì era oe* «è «tesso temente acceso, ene non era piacaDne, Sb non per id speranza di cose rilevantissime.
   XI. Per tanto avendo consegnato Eumene alla prigione, e il capoguardia avendo dimandato ad Antigono, in qual maniera volesse che fosse custodito: « Come un leone fierissimo,. rispose, o come un ferocissimo elefante, » Imperciocché non avea ancora determinato se lo dovesse tener in vita o no. Veniva a vedere Eumene l'una sorte e l'altra di persone, e quei che per odio volevano pascer la loro vista della disgrazia di fui, e quei che per l'antica amicizia bramavano di abboccarsi seco lui, e di consolarlo; e molti altri inoltre, cui traeva la curiosità di conoscerlo di faccia, e di vedere come fosse fatto colui, che per tanto tempo, e si fortemente aveano temuto: nella cui rovina posta avevano tutta la speranza della vittoria. Ma Eumene, parendogli già d'essere stato di troppo ne' ferri, disse ad Onomarco, il quale comandava alle guardie della prigione, che si maravigliava, perchè già da tre giorni fosse cosi tenuto: che. non era cosa conveniente alla prudenza d'Antigono 1' abusare in si fatta maniera d' un vinto, invece di farlo privar di vita o di rilasciarlo. Parendo ad Onomarco, che questo fosse parlare con troppa ferocia : E che ? gli disse, se tu eri di cotest' animo, perchè non amasti meglio di morir in battaglia, che cader nelle mani del tuo nimico? Al quale Eumene: Fosse pur così stato, rispose: ma ciò non è accaduto, perchè non mi venne mai fatto d'azzuffarmi con un uomo dt me più forte : imperciocché non mi sono mai battuto con nessuno, che non abbia dovuto cedermi. Ed ora, non per valor de' nemici, ma per tradì-