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Vite degli Eccellenti Comandanti

Cornelio Nipote
Casa Editrice Sonzogno Milano, 1927, pagine 104

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   XVIII. EUMKN& 71
   VII. Eumene pertanto raccolse truppe ed apparecchiò la guerra contro Antigono. E perchè v'eran con lui molti nobili Macedoni, fra'quali Hauceste, che era stato guardia del corpo d'Alessandro, ed aveva allora il comando della Persia, ed Antigono, che comandava alla falange de'Ma-cedoni; temendo l'invidia (dalla quale non si potè tuttavia schermire) quando avesse tenuto le redini del governo piuttosto egli forestiero che alcuno de' Macedoni, di cui vi era gran numero; piantò negli alloggiamenti de'capitani un padiglione a nome d'Alessandro, ed in esso fece porre il seggio dorato con lo scettro e col diadema, e volle che questo fosse il luogo, ove ogni giorno tutti gli uffiziaii si raunassero, per tenervi le consulte sopra gli affari di maggior importanza; avvisando, che si sarebbe tirato addosso minor invidia, se apparisse, che egli regolasse la guerra sotto la figura del comando, e la finzione del nome d'Alessandro. E cosi fu per l'appunto Imperciocché facendosi le assemblee, non già al padiglione d' Eumene, ma a quello del re, ed ivi deliberandosi degli affari, Eumene per certo modo non compariva, ma in sostanza faceva egli solo ogni cosa.
   Vili. In vicinanza di Paretaca ebbe Eumene una zuffa con Antigono; non già a truppe schierate in campo, ma incontrandosi in viaggio, malmenatolo, il costrinse a ritornarsene a passar l'inverno nella Media, ed egli nel confinante paese della Persia distribuì i quartieri alle sue truppe, non già come egli volle, ma come piacque a' soldati. Imperciocché quella falange dAlessandro, che scorsa avea l'Asia, e soggiogati i Persiani, invecchiata nella gloria e nell'arroganza, pretendeva di non ubbidire a'ge-nerali, ma di comaudare. com' ora fanno i nostri veterani, i quali perciò v' è pericolo che facciano come quelli hanno fatto, cioè che per la ioro insolenza, e soverchia sfrena-ìezza ogni cosa mandino a male, involgendo nella rovina, non meno quelli, dal cui partito si sono posti, che quelli, contro de'quali han volte le armi. Chi legge i fatti de've terani Macedoni, sappia che quei de'uostri sono per l'ap. punto somiglianti; e che non v'ha altra differenza, che del tempo. Ma a' Macedoni ritornando, avean questi presi i quartieri d'inverno, non secondo i buoni principii di guerra, ma a dettame della loro dissolutezza, e si erano distribuiti assai lontani gli uni dagli altri. Com'ebbe ciò inteso Antigono, che ben sapeva non essere abbastanza forte contro de' nemici quand' erano in pronto, pensò d'esser tempo d' appigliarsi a qualche nuovo stratagemma. Due erano le strade, che dalla Media, ov' egli era acquartierato, conducevano ai quartieri de' suoi avversar». La più breve era per luoghi deserti, ove per la iearsezza dell' acqua niuno abitava, dei resto importava