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Vite degli Eccellenti Comandanti

Cornelio Nipote
Casa Editrice Sonzogno Milano, 1927, pagine 104

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   34 VITE DKGI,I ECCELLENTI COMANDANTI
   Ma in fine non potendosi prendere coli' arte, fu tolto in mezzo colla moltitudine. Quinci nulladimeno con gran perdita di gente si sviluppò, e ritirossi in un castello della Frigia appellato Nora. Nel quale essendo assediato, e temendo clie stando sempre in un luogo, i cavalli da guerra non gli andassero in rovina, perché non v'era spazio da farli muovere, fu sagace la sua invenzione di fare, che un giumento, senza camminare, potesse riscaldarsi e far esercizio, affinchè e più volentieri mangiasse, e non fosse privo del benefizio del moto. Stringendo adunque il giumento sotto del capo con una coreggia, lo faceva stare sì sollevato, che co' pie' davanti non potesse ben toccar terra: indi battendogli le groppe, lo sforzava a saltellare e trar calci; la quale agitazione noi faceva sudar meno che se avesse fatta una corsa. Quindi avvenne che dopo più mesi d'assedio, con gran maraviglia di tutti, egli condusse fuor de! castello i suoi cavalli così benestanti, come se gli avesse tenuti per le campagne. Stando così rinchiuso, qualunque volta gli parve, de' preparativi e delle fortificazioni d'Antigono parte ne incendiò e parte ne disfece. Finché durò l'inverno, perciocché non poteva accampare a cielo scoperto, si trattenne nello stesso luogo. All'avvicinarsi poi della primavera, fingendo di volersi arrendere, mentre trattava delle condizioni, deluse i prefetti d'Antigono, e trasse fuori sé, e tutti i suoi a salvamento.
   VI. Olimpia, eh' era stata madre d' Alessandro avendo a costui mandato in Asia lettere e messi per consultarlo, s'ella dovesse portarsi in Macedonia per ricuperarla (imperciocché allora abitava in Epiro), e mettersi al possesso ae'beni di quella corona; questi in primo luogo la consigliò di non doversi muovere, e di aspettare fin a tanto che il figliuolo di Alessandro fosse in istato di salire al trono. Che se qualche veemente desiderio la tirasse in Macedonia, si dimenticasse d'ogni affronto ricevuto, e a niuno facesse parer pesante il suo governo. Niuna di queste cose fece Olimpia; imperciocché andò in Macedonia, ed ivi si portò crudelissimamente. Pregò poi Eumene lontano, che non volesse sopportare che uomini nimicissimi della casa e della famiglia di Filippo, ne estinguessero anche la stirpe, e perciò sostenesse egli i figliuoli d'A-lessandro. il qual favore, se gli piacesse di fare, apparec-ehiasse senza indugio armate da mandare in suo soccorso. Che perchè ciò far potesse più agevolmente, ella avea spedite lettere a tutti i suoi governatori che le resta van fedeli, di dover fare a modo di lui, e seguitarne i consigli. Commosso Eumene da questi sentimenti, stimò che fosse meglio morire, se la fortuna avesse cosi disposto. per render servigio a chi l'avea beneficato, che vivere ingrato.