XVII. AGESILAO.
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degli avversarii fosse mancata cotanta gente da lui vinta Imperciocché con quel gran numero, se la Grecia avesse pensato dirittamente, avrebbe potuto vendicarsi de' Persiani. Avendo poi egli costretti gii avversarii a ritirarsi dentro della città di Corinto, ed esortandolo molti a darle l'assalto, rispose ciò non convenire alla sua virtù; ch'egli era fatto per ridurre al dovere i traviati, e non già per espugnare le città più cospicue della Grecia. « Imperciocché se vorremo, diceva egli, distrugger coloro, che già con noi uniti hanno fatto fronte a' barbari, senza che questi più si muovano, verremo a distruggerci da noi medesimi, sicché essi poi, qualunque volta lor piacerà, ci potranno opprimere senza fatica. »
VI. In questo tempo toccò agli Spartani quella sconfìtta presso a Leuttra, dove Agesilao, per non trovarsi, Quantunque dalla maggior parte fortemente stimolato ad uscire, come se stato fosse presago di quel che dovea succedere, non si volle muovere. Egli pure, allorché Epaminonda batteva Sparta sfornita di mura, dimostrò esser tal generale, che ognun vide che se egli non era, Sparta non sarebbe più stata. Nel qual pericolo la prontezza del suo consiglio fu veramente la salvezza di tutti. Imperciocché alcuni giovani all'arrivo del nemico sgomentati, volendo fuggirsene ai Tebani, ed avendo perciò presa un'altura fuori della città, Agesilao che vedeva essere cosa perniciosissima, se si fosse saputo, che alcuno tentasse di passare tra' nemici, colà venne co' suoi, e come se quei giovani avessero ciò fatto a buon fine, lodò il partito che preso aveano di occupar quel posto, e disse che avea conosciuto essere spediente di far anch'egli il medesimo. Cosi con simulato elogio racquistò quei giovani ed aggiunti loro de' suoi, ne lasciò quel posto guernito. Imperciocché i primi per ii numero maggiore di coloro che non erano a parte della trama, non osaron muoversi, tanto perché s'immaginavan che il disegno che avean preso fosse occulto.
VII. Egli è fuor d'ogni dubbio, che dopo il fatto di Leuttra gli Spartani più non risorsero, nè più ricuperarono la pristina signoria. Ma Agesilao non cessò mai di giovar alla patria in tutto quello che gli era possibile. Imperciocché in tempo che sopra tutto mancava agli Spartani il danaro, egli assistette tutti coloro che s'erano dal re ribellati, da' quali regalato di gran somma di danaro l'impiegò a sollievo della patria. Ed ir, questo fu cosa degna di somma ammirazione, che essendogli a gara recati doni grandissimi da' re, e da' governatori delle Provincie dell'Asia, e dalle città, nulla mai ne rivolse in vantaggio di sua casa; in nulla cangiò il vitto, in nulla il vestito spartano: viesa contento della casa medesima
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