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Vite degli Eccellenti Comandanti

Cornelio Nipote
Casa Editrice Sonzogno Milano, 1927, pagine 104

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   XV. EPAMINONDA. 59
   virtù e della vita di costui si sarà detto abbastanza, se questo solo aggiungerò, che niuno potrà negare, che Tebe, e prima che nascesse Epaminonda e dopo che fu morto, sempre dovette ubbidire all'altrui signoria; e per lo contrario fin a tanto che egli tenne il governo della repubblica, ella fu capo di tutta la Grecia. Dal che si può comprendere che fu da più un uomo solo che la città tutti»
   XVI. PELOPIDA.
   1. Pelopida, occupata la rocca di Tebe dagli Spartani, è cacciato in esilio. — II. Ritorna con dodici giovinetti a Tebe per liberarla. — 111. Uccisi i tiranni, cacciala fuor della rocca la guarnigióne degli Spartani ritorna in liberta la patria. — IV. Le altre sue imprese le ebbe quasi tutte comuni con Epaminonda. — V. Viene imprigionato cuntro il diritto delle genti, da Alessandro Fereo; combattendo contro il quale viene ucciso a colpi di freccie.
   I. Pelopida, tebano, fu più noto agli storici che al volgo. Delle costui virtù non so troppo bene come esprimermi, perciocché temo, che se prendo a metter in chiaro le cose da lui operate, non paja ch'io scriva un'istoria piuttosto che raccontare la vita di lui; e se ne tocco soltanto le principali, temo che a chi non è pratico della storia g-reca. non si faccia bastevolmente manifesto quanto grand'uotno sia egli stato. Provvedeiò adunque all'una e all'altra cosa per quanto mi sarà possibile; e troverò riparo sì alla noja come all'ignoranza de' leggitori. Fe-bida, spartano, conducendo l'esercito ad Olinto, e passando per Tebe, occupò la rocca della città, che chiamasi Cadmea, a ciò mosso da pochissimi Tebani, i quali affine di potere più agevolmente far resistenza alla fazione degli avversarli, si tenevano dal partito dei Laconi e ciò egli fece non per pubblica, ma per privata sua volontà. Per lo qual fatto gli Spartani lo rimossero dall'esercito e lo condannarono in danaro. Né per quesj restituirono a' Tebani la rocca, perchè essendosi già fatti nemici, stimavano meglio che fossero tenuti in assedio, che liberati. Imperciocehe, dopo la guerra del Peloponneso e soggiogata Atene, giudicavano d'aver a fare co' Tebani, e che questi fossero i soli che avessero coraggio di far loro fronte. Con questo pensamento avevano a persone loro amiche dati 1 principali impieghi, e i capi dell'altra fazione, parte avevano privati di vita, e parte cacciati in