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la prova in contrario, e minaccia demolire il Palazzo Reale.
— Oh, questo poi è troppo, — disse la regina, — e proverò loro che non sono ancora partita.
D'Artagnan s'accorse, all'espressione del volto della regina, che ella stava per dare qualche ossine violento. Le si accostò dicendole sommesso:
— Vostra Maestà ha sempre fiducia in me?
Quella voce la fece sussultare.
— Sì, signore, intera fiducia, dite...
— La regina si degna di condursi seguendo i miei consigli ?
— Dite.
— Che Vostra Maestà rimandi Comminges, imponendogli di chiudersi egli e i suoi uomini nel corpo di guardia e nella scuderia.
Comminges guardò d'Artagnan con uno sguardo d'invidia, col quale i cortigiani guardavano appressarsi una nuova fortuna.
— Avete inteso, Comminges ? — disse la regina.
D'Artagnan gli si avvicinò, avendo riconosciuto colla
sua straordinaria sagacia, quel colpo d'occhio inquieto.
— Signor di Comminges, — gli disse, — perdonatemi; noi siamo tutti e due servitori della regina, non è vero? è il mio turno di esserle utile, non invidiatemi dunque questa fortuna.
Comminges s'inchinò ed uscì.
— Quand'è così, eccomi con un nemico di. più !
— Ed ora, — disse la regina rivolgendosi a d'Artagnan, — che bisogna fare? poiché voi lo sentite, invece di pacificarsi il rumore raddoppia.
— Madama, — disse d'Artagnan, — il popolo vuol vedere il re, bisogna che lo veda.
— Come lo vuol vedere ! dove ? sul balcone ?
— Oh! Vostra Maestà, il signor d'Artagnan ha mille ragioni, —- esclamò Laporte.
La regina riflettè e sorrise da donna, alla quale la finzione non era ignota.
— Di fatti, — mormorò essa.
— Signor Laporte, — disse d'Artagnan, — andate ad annunciare al popolo, attraverso i cancelli del Palazzo Reale, che sta per essere soddisfatto, e che tra cinque minuti, non solo vedrà il re, ma che lo vedrà anche nel suo letto ; aggiungete che il re dorme e che la regina prega che si faccia silenzio per non svegliarlo.