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Venti anni dopo (volume 2)

Alessadro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori Milano, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 206 —.
   — E dove, signore?
   — Dove vorrete, purché nel luogo scelto ci siano delle imposte chiuse a catenacci e una porta chiusa a chiave.
   — Abbiamo tutto quel che ci vuole, — disse Bernouin.
   E condusse il povero cocchiere in un gabinetto con la
   finestra a griglia, e somigliantissimo ad una prigione.
   — Ora, mio caro, favorite, — disse d'Artagnan, — di Dedermi il vostro cappello e il vostro mantello.
   II cocchiere, come ben si comprende, non fece alcuna resistenza: d'altra parte era sì meravigliato di quanto gli accadeva, che vacillava e balbettava come un ubriaco. D'Ar-tagnan mise il tutto sotto il braccio al cameriere.
   — Adesso, signor de Verger, — disse d'Artagnan, — chiudetevi con costui sino a che Bernouin venga ad aprirvi la porta; la sentinella sarà lunga e noiosa: lo capisco... ma vedete bene... servizio del re.
   — Ai vostri ordini, mio luogotenente, — rispose il moschettiere, che s'accorse trattarsi di -cosa molto seria.
   — A proposito, — disse d'Artagnan, — se costui cercasse di fuggire, o gridare, infilatelo sulla vostra spada.
   Il moschettiere fe' cenno del capo che obbedirebbe puntualissimamente. D'Artagnan uscì, conducendo seco Bernouin. Suonava mezzanotte.
   — 'Conducetemi nell'oratorio della regina, — diss'egli; — avvisatela che son qui, e mettete quell'involto col mio moschetto ben carico sulla serpe della carrozza che aspetta al basso della 6cala segreta.
   Bernouin introdusse d'Artagnan nell'oratorio, ove il moschettiere sedette tutto pensieroso.
   Al Palazzo Reale tutto era proceduto come al solito. Alle dieci, già lo dicemmo, erano partiti gl'invitati; quei che dovevano fuggire con la Corte ebbero la parola d'ordine, e il cenno di trovarsi, un'ora dopo mezzanotte, al Corso Regina.
   Alle dieci, Anna d'Austria andò nella stanza del re. Si stava coricando sua maestà ; ed il giovine Luigi, rimasto l'ultimo, ei divertiva a schierar per la battaglia dei soldati di piombo, esercizio che lo divertiva molto. Due ragazzi d'onore giocavano con lui.
   — Laporte, — disse la regina, — sarà ora di mettere a letto Sua Maestà.
   Il re chiese di stare ancora alzato, non avendo voglia alcuna di dormire, come diceva; ma la regina insistè.
   — Non dovete andare domani mattina alle sei a ba-