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Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 214 --
   Indi gettò nel fondo d'una valigia destinata al giovine un sacchetto pieno di luigi; chiamò Oliviero, era il nome dello staffiere che l'aveva seguito da Blois, gli fece fare la valigia in faccia sua, curando che vi fossero poste tutte le cose necessarie ad un giovine che si mette in campagna.
   Infine, dopo aver impiegato circa un'ora in tutte queste cure, aprì la porta che condueeva nella stanza del visconte ed aprì senza far rumore.
   Il 6ole, già sfavillante, penetrava nella camera dalla finestra a larghi sprazzi, giacche Raoul, rientrato a tarda ora, aveva negletto di chiudere le cortine il giorno prima.
   Dormiva ancora con la testa appoggiata graziosamente al suo braccio. I suoi lunghi capelli neri coprivano per metà la sua bella fronte umida di quel vapore che scorre in perle lungo le guancie del fanciullo affaticato.
   Athos si avvicinò, ed inclinato il corpo in un'attitudine piena di tenera malinconia, guardò a lungo quel giovine dalla bocca sorridente, dalle palpebre socchiuse, i cui sogni dovevano essere dolci ed il sonno leggero, tanta sollecitudine ed affetto impiegava il suo angelo protettore nella sua invisibile custodia. Poco a poco Athos si lasciò trascinare dalle attrattive della sua meditazione in faccia da una giovinezza tanto piena di vita e sì pura.
   La sua giovinezza gli riapparve, portante con se tutti quei ricordi soavi, che 6ono meglio profumi che pensieri. Da quel passato al presente' v'era un abisso. Ma l'immaginazione vola come un angelo e come un fulmine; essa supera i mari dove noi abbiamo evitato il naufragio, le tenebre in cui le nostre illusioni si sono perdute, il precipizio in cui la nostra felicità fu inghiottita. Ricordò che tutta la sua prima parte di vita gli era stata infranta da una donna; pensò con terrore quale potenza poteva avere l'amore su d'un'organismo così sensibile e vigoroso al tempo stesso. Ricordandosi tutto ciò che aveva sofferto, previde tutto ciò che Raoul poteva eoffrire, e l'espressione della tenera e profonda pietà che passò nel cuor suo si diffuse nello sguardo commosso col quale coperse il giovinetto.
   In quel punto Raoul si svegliò in quel modo sereno, tranquillo, non oppresso, che caratterizza certi delicati corpi organici come quello dell'uccello. I suoi occhi si fermarono in quelli di Athos, ed egli comprese senza dubbio tutto ciò che avvenne nel cuore di quell'uomo che attendeva il suo risveglio come un amante aspetta il risveglio della sua ado-