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Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 187 --
   Athos non poteva avere alcun progetto sopra di lui e so-una donna, che un anno prima ch'egli venisse al mondo, ^assava per la più bella e la più graziosa di Francia.
   Si ritirò quindi nella sua camera, e con quella civetteria che sta tanto bene alla gioventù, si applicò a seguire le istruzioni di Athos, vale a dire a farsi più bello che gli fosse possibile. Ora la cosa era facile con quel che la natura aveva fatto all'uopo.
   Allorché ricomparve, Athos lo accolse con quel paterno sorriso, col quale in passato accolse d'Artagnan, ma che portava l'impronta di una ancor più profonda tenerezza per Raoul.
   Athos gettò uno sguardo ai suoi piedi, alle mani ed ai capelli, quei tre segni di razza. I suoi capelli erano elegantemente spartiti come si usava in quel tempo e ricadevano in anella inquadrando il suo viso piuttosto pallido; dei guanti di daino grigiastri che armonizzavano col suo cappellaccio, disegnavano una mano fine ed elegante, mentre i suoi stivali, dello stesso colore dei guanti e del cappello, stringevano un piede che pareva quello di un ragazzo decenne.
   — Suvvia, — disse, — se essa non sarà orgogliosa di lui, vuol dire che è di difficile accontentatura.
   Erano le tre dopo mezzogiorno, vale a dire l'ora conveniente alle visite. I due viaggiatori s'incamminarono verso la via di Grenelle, imboccarono la via dei Roseti, entrarono nella via S. Domenico, e si fermarono davanti ad un magnifico albergo situato in faccia dei Giacobini, e sul quale stavano per insegna gli stemmi di Luynes.
   — È qui, — disse Athos.
   Entrò nel palazzo con passo fermo e sicuro, ciò che indicava allo svizzero che quello che entrava aveva il diritto di entrare. Salì lo scalone, e rivolgendosi ad uno staffiere che attendeva in gran livrea, chiese se la duchessa di Che-vreuse era visibile e se poteva ricevere il conte de la Fere.
   Un momento dopo ritornò lo staffiere, e disse che, sebbene la duchessa di Chevreuse non avesse l'onore di conoscere il conte de la Fere, lo pregava però di entrare.
   Athos seguì lo staffiere, che gli fece attraversare una lunga fila d'appartamenti, e si fermò finalmente in faccia ad una porta chiusa. Erano in una gran sala. Athos fece segno al visconte di Bragelonne di fermarsi dov'era. Lo staffiere aprì ed annunziò il conte de la Fere.
   Madama di Chevreuse, di cui abbiamo sì sovente parlato