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Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 185 --
   XXII,
   Un'avventura di Maria Michon.
   Verso il tempo stesso in cui si formavano questi progetti di fuga tra il duca di Beaufort e Grimaud, due uomini a cavallo, seguiti a qualche passo da uno staffiere, entravano in Parigi dalla contrada del sobborgo San Marcello. Questi due uomini erano il conte de La Fere ed il visconte di Bragelonne.
   Era la prima volta che il giovane andava a Parigi, ed Athos non aveva spiegata grande simpatia in favore della capitale, sua antica amica, mostrandogliela da questo lato. Certamente l'ultimo villaggio della Touraine era più dilettevole alla vista di Parigi, considerato sotto l'aspetto col quale riguardava Blois. Perciò, bisogna dirlo, quantunque quella città fosse tanto vantata, essa produsse un effetto mediocre sul giovanetto.
   Athos aveva sempre il suo portamento noncurante e sereno.
   Giunti a S. Médard, Athos che in quel grande labirinto fungeva da guida ai suoi compagni di viaggio, prese la via delle Poste, poi quella dell'Estrapade, poi quella delle Fossé-Saint-Michel, poi quella di Vaugirard. Arrivati alla via Féron, i viaggiatori vi si inoltrarono. Verso il mezzo di quella via, Athos alzò gli occhi sorridendo e mostrando una casa d'apparenza civile al giovanetto:
   — Guardate, Raoul, — diss'egli, — ecco una casa in cui io ho passato sette anni dei più dolci e dei più crudeli della mia vita.
   Il giovinetto sorrise a sua volta e salutò la casa. La pietà di Raoul verso il suo protettore si manifestava in tutti gli atti della sua vita.
   In quanto ad Athos, noi l'abbiamo detto, Raoul era non solo il centro, ma ancora, tranne i suoi antichi ricordi di reggimento, il solo oggetto del suo affetto e si comprende in qual guisa il cuore di Athos tenero e profondo poteva amare con squisito sentimento.