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y0i l'ordinerete a mio nome, affinchè il successore di papà Martello faccia il meglio possibile; gli prometterete che sarò suo avventore, non solamente per tutto il tempo che resterò in prigione, ma pur anco per quello per cui sarò libero.
_ Voi credete dunque sempre di sortire? — disse La
Ramée. ....
_ Cospetto ! — rispose il principe ; — ho quindici anni
meno di lui. È vero, — aggiunse sorridendo, — che a Vincennes si vive più alla svelta.
— Monsignore, — riprese La Ramée, — monsignore!
— Se non si muore più in fretta,^— aggiunse il duca di Beaufort, — ciò che torna lo stesso.
-— Monsignore,--disse La Ramée, — vado a comandare
la cena.
— E voi credete di poter cavarne qualche cosa dal vostro allievo?
— Ma, lo spero, — rispose La Ramée.
— Se gli lasciate il tempo, — mormorò il duca.
— Che dice, monsignore? — domandò La Ramée.
— Monsignore dice che voi non dovete risparmiare la borsa di monsignor il cardinale, che ha voluto incaricarsi della nostra pensione.
La Ramée si fermò alla porta.
— Cosa desidera che gli porti, monsignore?
-— Quello che vorrete, eccetto Grimaud.
— L'ufficiale delle guardie, allora?
-— Col gioco degli scacchi.
-— Va bene.
La Ramée sortì.
Cinque minuti dopo l'ufficiale delle guardie entrò ed il duca di Beaufort sembrava profondamente immerso nelle sublimi combinazioni dello scacco matto.
Il pensiero è una cosa veramente singolare, e quali rivoluzioni un segno, una parola, un barlume di speranza vi operano. Il duca era in prigione da cinque anni, e gettando uno sguardo indietro il pensiero gli faceva sembrar meno lunghi gli anni passati tanto lentamente, dei due giorni e delle quarantotto ore che lo separavano ancora dal momento fissato per Ja fuga.
Poi vi era una cosa sopratutto che lo preoccupava spaventosamente: era in qual modo operar quell'evasione. Gli avevano fatto sperare il risultato; ma gli avevano nascosto i particolari che doveva nascondere il misterioso pa-