— 166 --
Egli gettò su Grimaud un colpo d'occhio in cui si notava un resto del cattivo umore della vigilia ; ma siccome era in anticipo soddisfatissimo del risultato che non poteva non conseguire la sua invenzione, egli non gli fece affatto attenzione.
Però, quand'ebbe terminato di fare un nodo alla marinara ad un capo del suo filo ed un nodo scorsoio all'altro lato, quand'ebbe gettato uno sguardo sul piatto di gamberi e scelto coll'occhio il più maestoso, si volse per andare a cercare il suo pezzo di vetro. Il pezzetto di vetro ere sparito.
— Chi mi ha preso il mio pezzo di vetro? — domandò il principe aggrottando le ciglia.
Grimaud fece segno d'esser stato lui.
— Come! tu ancora? perchè me l'hai preso?
— Sì, — domandò La Ramée, — perchè avete tolto il pezzo di vetro a Sua Altezza?
Grimaud, che teneva in mano il frammento di vetro, vi passò sopra il dito 6ul filo dicendo:
— Tagliente.
— È giusto, monsignore, — disse La Ramée. — Ah ! sangue di Dio ! stavolta sì che abbiamo preso un giovane prezioso !
— Signor Grimaud, — disse il principe, — nel vostro interesse, ve ne supplico, abbiate cura di non trovarvi mai a portata delle mie mani.
Grimaud fece un inchino e si ritirò in principio della 6tanza.
— Zitto, zitto, monsignore, — disse La Ramée; — datemi la vostra piccola forca, voglio aguzzarla col mio coltello.
— Voi? — disse il duca ridendo.
— Sì, io; non è questo che desiderate?
— Sicuro.
— Toh, infatti, — disse il duca, — questa sarà ancor più buffa. Prendete, mio caro La Ramée.
La Ramée che non aveva nulla compreso della esclamazione del principe, aguzzò il piede della forca nel modo migliore del mondo.
— Basta, —disse il duca; — ora, fatemi un piccolo buco in terra mentre io vado a cercare il patibolo.
La Ramée mise un ginocchio in terra e scavò il terreno.
Frattanto, il principe sospese il suo gambero al filo. Poi piantò la forca in mezzo alla stanza scoppiando dal ridere.