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Un Figlio del Sole

Jack London
Bietti Milano, 1931, pagine 316

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   JACK LONDON
   Tai-Hotauri si avvicinò di corsa, mentre Narii Herring e i suoi tre kanaka sostavano a guardare da dieci metri di distanza.
   — Io non lavoro più per voi, padrone, — disse Tai-Hotauri forte e in tono insolente. — Ma la sua faccia smentiva le parole, con una smorfia d'intesa. — Minacciatemi, padrone, — egli bisbigliò vibratamente con un altro cenno d'intesa.
   Il capitano capì e alzò il pugno e la voce.
   — Entrate subito in quel battello, — egli tuonò, — altrimenti vi ammacco le costole!
   Il kanaka si ritrasse in atto minaccioso, e Grief s'interpose a placare il suo capitano.
   — Vado a lavorare sul « Nuhiva », — disse Tai-Hotauri, raggiungendo l'altro gruppo.
   — Venite qui! — disse minacciosamente il capitano.
   — Egli è libero, signore, — disse adesso Narii Herring. — Nel passato ha navigato con me, e adesso viene di nuovo; ecco tutto.
   — Via, dobbiamo imbarcarci, — disse incitando anche col gesto Grief. — Guardate come si fa buio.
   Il capitano Warfield cedette, ma mentre il battello si scostava si alzò e scosse il pugno in direzione della riva.
   — Regolerò i conti con voi, Narii, —