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Un Figlio del Sole

Jack London
Bietti Milano, 1931, pagine 316

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   JACK LONDON
   Uno schianto rimbombante scosse le fondamenta coralline dell'atollo. La casa ne tremò. I servi di colore, con bottiglie e bicchieri in mano, si raggrupparono per istinto quasi a proteggersi e spinsero gli sguardi alle finestre per vedere la massa d'acqua che dava l'assalto alla spiaggia all'angolo della tettoia di copra.
   Parlay guardò il barometro e ghignò volgendo lo sguardo agli ospiti. Il capitano War-field si avvicinò a guardare.
   — Ventinove e settantacinque, — disse. — E' sceso di altri cinque gradi. Per l'amor del cielo, quel vecchio diavolo ha ragione. Sta venendo, e io ci sono insieme cogli altri, questo è sicuro.
   — Sta diventando notte, — bisbigliò Isaacs.
   — Direi che è uno spettacolo artificiale, tanto è incredibile, — disse Mulhall a Grief, guardando l'orologio. — Sono le dieci di mattina ed è crepuscolo. Proprio come in una tragedia le luci si spengono. Dov'è la musica smorzata?
   Per risposta un'altra scossa tuonante fece traballare l'atollo e la casa. Quasi presa da panico, tutta la comitiva s'avviò alla porta. Nella scarsissima luce le loro faccie su-