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Un Figlio del Sole

Jack London
Bietti Milano, 1931, pagine 316

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Ufo FIGLIO DEL SOLE 285
   II.
   La casa di Parlay era un edificio a due piani, costruito in legno della California, con tetto di ferro galvanizzato. Era enormemente grande per il sottile anello dell'atollo su cui stava, tanto che si erigeva come mostruosa escrescenza. I principali personaggi della « Malahini » fecero visita di cortesia appena sbarcati. Altri capitani e compratori erano nella vasta stanza, ed esaminavano le perle che si dovevano mettere all'incanto il giorno dopo. Vari servi Paumotani, nativi di Hikihoho e parenti del proprietario, passavano rifornendo gli ospiti di whisky e assenzio. E nei crocchi bizzarri compariva brevemente Parlay in persona, chiacchierando e scherzando, ridotto oramai l'ombra avvizzita dell'uomo aitante e potente che era stato. I suoi occhi erano sprofondati nelle occhiaie, le guancie incavate e raggrinzite. I capelli c'erano ancora in radi cespugli e i baffi si erano induriti e diradati.
   — Per bacco! — borbottò fra sè Mulhall. — Un Napoleone terzo dalle gambe allungate, ma bruciato e cotto dall'età, che si tradisce anche dall'inclinazione cosi tipica del