UN FIGLIO DEL SÓLE
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— Mi sta bene, — disse. — Sono ben conciato, olezzante di letamaio, e la testa sembra mi si voglia spezzare; ho il collo quasi rotto e i denti che mi tentennano in bocca; e negli orecchi ho come uno sciame di vespe. Mi par di essere sfuggito a terremoti e pestilenze, nonché a pioggia di pietre. — Qui sospirò con dolorosi gemiti. — E' stata una visione di terribile morte, una morte che i poeti non sognarono mai. Essere divorato dai topi, bollito nell'olio, squartato dai cavalli deve essere doloroso, ma anche essere battuto a morte con un maiale morto! — Egli rabbrividì al pensiero del supplizio subito. — Va oltre l'immaginazione umana, — aggiunse.
Il capitano Boig starnutì, allontanò il sediolino e si rimise a sedere.
— Sento che voi andate in Giappone, signor Grief, — continuò Cornelius, — e desidero domandarvi due cose: di essere tenuto a bordo, e un sorso del vecchio spumante che rifiutai la sera che sbarcaste.
Grief battè le mani e ordinò sapone e asciugatoi.
— Prima di tutto datevi una buona lavata, — disse Grief.
Il garzone vi darà una camicia e un