UN FIGLIO DEL SOLE _
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naro. La cassetta sembrava piena di carta moneta. Geremia prese la banconota che c'era sopra e la porse.
— Ecco la risposta, — disse.
Grief vide una banconota discretamente eseguita. « La prima Banca reale di Eitu-Iva pagherà al portatore su richiesta una sterlina », lesse. Al centro c'era una faccia contraffatta di indigeno. Al di sotto c'erano la firma di Tulifau e quella di Fulualea, con un glorioso: « Cancelliere dello scacchiere».
— Dove diavolo è Fulualea? — domandò Grief. — Questa parola è del dialetto di Figi, e significa « Penne di sole », non è vero ?
— Precisamente. Così almeno si fa chiamare questo volgare intruso. E' venuto da Figi per mettere a soqquadro Fitu-Iva, commercialmente, s'intende.
— Uno di quei tipi intelligenti di Levu-ka, suppongo — disse Grief.
Geremia scosse la testa tristemente.
— Niente affatto. Questo volgare avventuriero è un bianco, un autentico furfante. Ha preso un nome figiano, nobile e di gran risonanza, trascinandolo nel fango per raggiungere i suoi scopi diabolici. Ha ubriacato Tulifau e l'ha esaltato. In cambio di ciò è