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Un Figlio del Sole

Jack London
Bietti Milano, 1931, pagine 316

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   UN FIGLIO DEL SOLE _
   229
   — No, affermò Deacon ostinatamente.
   — Ilo contato ogni carta. E' l'unica cosa che ho fatto con precisione. Ne ho ventisei, corno le avete voi.
   — Contate di nuovo, — disse Grief. Con cura e lentezza, e dita tremanti,
   Deacon contò le carte che aveva prese. Ve n'erano venticinque. Si avvicinò all'angolo della tavola, raccolse le norme scritte da Grief, le piegò e le mise in tasca. Poi vuotò il bicchiere e si alzò. Il capitano Donovan guardò l'orologio, sbadigliò e si alzò pure.
   — Capitano, andate a bordo? — domandò Deacon.
   — Sì, — rispose il capitano. — A che ora devo mandare a prendervi?
   — Verrò con voi subito. Ritirerò il mio bagaglio dalla « Billy » mentre passiamo. Avrei dovuto partire domani per Babo.
   Deacon strinse la mano a tutti, ricevendo auguri di fortuna a Karo-Karo.
   — Tom Butler giuoca alle carte? — domandò egli a Grief.
   — Solitario, — rispose Grief.
   — Allora gli insegnerò il doppio solitario, — aggiunse Deacon, poi, con un sospiro.
   — E temo che mi batterà anche lui se giuoca come voi tutti isolani.