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JACK LONDON '
Grief accennò di sì.
— Allora dite.
— Il fante di picche, il due di picche, il tre di cuori e l'asso di denari.
Coloro che si trovavano dietro Deacon non avevano fatto segni di sorta, eppure i nomi delle carte erano giusti.
— Ho in mente che sappiate giuocare a casino meglio di me, — ammise Deacon. — Io non posso che nominare tre delle vostre carte: fante, asso e grande casino.
— Sbagliato. Non vi sono cinque assi nel mazzo. Voi ne avete presi tre e tenete il quarto in mano adesso.
— Per giove, avete ragione, — ammise Deacon. — Comunque, faccio le carte; è quello che mi occorre.
— Vi lascio salvare il piccolo casino; --Grief si indugiò a calcolare. — Sì, e anche l'asso, eppure farò le carte e vincerò il grande casino. Giuocate!
— Niente « carte », e vinco! — disse con esultanza Deacon quando l'ultimo giro fu giuocato. — Io vinco su piccolo casino e i quattro assi. Il grande casino e le picche non vi portano che a venti.
Grief disse:
— Temo che vi sia qualche errore.