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Un Figlio del Sole

Jack London
Bietti Milano, 1931, pagine 316

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   t'N FIGLIO ftEL SOLE
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   — Lo merito, — disse Deacon in tono umiliato. — Sono stato un asino. Signor Gee, prima di sapere se vincerò o perderò desidero domandarvi scusa. Può esser colpa del wliiskey, non so, ma sono un asino, un mascalzone, un disutilaccio.
   Tese la mano, e il meticcio la strinse raggiante.
   — Sentite, Grief, — aggiunse, — tutto è stabilito, dimentichiamo tutto in un ultimo bicchiere.
   Avendo Grief espresso indulgenza, Deacon gridò:
   — No, non mi ritiro. Se dev'essere Karo-Karo, così sia.
   — Bene, — ribattè Grief, incominciando a mescolare. — Se siete stoffa adatta per Karo-Karo, è certo che non vi farà male.
   Il giuoco fu serrato e duro. Tre volte divisero le carte. Alla fine del quinto e ultimo giro Deacon abbisognava di tre punti per uscire, e Grief di quattro. Deacon non bestemmiava più, e fece la più abile partita della serata. Per caso ebbe due assi neri e l'asso di cuori.
   — Sapete nominarmi le quattro carte che ho? — disse in tono di sfida alla fine del giro, mentre raccoglieva le carte.