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JACK LONDON '
Grief continuava a scuotere lentamente la testa.
— E' spogliazione vera e propria, — continuò Deacon. — Voi prendete il mio danaro e non mi offrite il mezzo di rifarmi.
— Bene, io vi voglio concedere il credito cui avete diritto, cioè duemila dollari.
— Ebbene, giuochiamo, — disse Deacon. — Tagliate.
Il giuoco fu fatto in silenzio, salvo osservazioni irritate di Deacon e volgari esclamazioni. Gli astanti centellinavano silenziosi. Grief non raccoglieva gli sfoghi dell'avversario, ma si concentrava al giuoco. Giuocava con impegno.
— Se non mi sbaglio ho vinto, — disse Grief. — Ho ventisette punti.
— Vi sbagliate, — disse Deacon con faccia alterata e pallida.
— Contate, — disse Grief passando le carte. Deacon con dita tremanti verificò il conto. Stando seduto, si scostò con moto irritato dalla tavola, facendo strisciare la sedia, poi vuotò il bicchiere. Uno sguardo all'ingiro non gli palesò che visi non simpatizzanti.
— Penso che prenderò il prossimo pi-ri scafo per Sydney, — disse, e per la prima volta lo si sentì parlare tranquillamente.