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Un Figlio del Sole

Jack London
Bietti Milano, 1931, pagine 316

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   UN FIGLIO DEL SOLE _
   221
   di smettere, ma Grief passò il mazzo da tagliare.
   — Cosa? — gridò Deacon. — Àncora?
   — Non ho ancora vinto niente, — borbottò Grief capricciosamente, iniziando il giuoco. — I soliti cinquecento, vero?
   La vergogna di ciò che aveva fatto indusse Deacon a rispondere:
   — No, giuochiamo di mille. Anzi, trentun punti sono troppi. Giuochiamo di ventuno? 0 è un giuoco troppo corto per voi?
   — Non sarà che più interessante fare partite corte, — disse Grief.
   Lo stesso modo di giuocare fu ripreso. Deacon perdette due partite, raddoppiò la messa e vinse di nuovo. Ma Grief pazientava, e lasciò che la cosa si ripetesse parecchie volte. Poi accadde ciò che egli aspettava; varie perdite consecutive di Deacon. Questi raddoppiò a quattromila e perdette, raddoppiò a ottomila e perdette, e poi propose di raddoppiare a sedicimila.
   Grief scosse la testa.
   — Non si può fare così. Non avete che diecimila di credito presso la società.
   — Mi negate il modo di rifarmi, — rispose Deacon con voce rauca. — Intendete forse che con ottomila dollari che ho in tasca non vi fidate a giuocare?