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Un Figlio del Sole

Jack London
Bietti Milano, 1931, pagine 316

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   JACK LONDON
   re germanico, — spiegò Grief. — Ed io scommetterei che quella macchia nasconde uomini a bizzeffe. Che ne dite, signor Carlsen?
   L'antico avventuriero delle isole approvò calorosamente.
   Nel pomeriggio del secondo giorno, Grief ordinò di calare una scialuppa. Prese posto a prua, con la sigaretta accesa e in mano un corto tubo di dinamite, avendo l'intenzione di pigliare un buon piatto di pesci. Nel fondo dell'imbarcazione fu collocata una mezza dozzina di fucili Winchester. Albright, che aveva preso il timone, aveva un Mauser a portata di mano. Tuffarono i remi; e via, lungo la parete di vegetazione. Talora riposavano appoggiati ai remi in mezzo a un profondo silenzio.
   — Scommetto due contro uno che la bo scaglia formicola d'indigeni, — sussurrò Albright.
   Pankburn stette un momento in ascolto, poi accettò la scommessa. Cinque minuti dopo, scorsero un antro pieno di triglie. I bruni rematori fermarono il remo. Grief accostò il breve fuso alla sigaretta e lanciò il tubo. Il fuso era così corto che il bastone esplose all'atto di toccare l'acqua, e, nello stesso istante, anche nel cespuglio esplose la vita.