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Un Figlio del Sole

Jack London
Bietti Milano, 1931, pagine 316

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   UN FIGLIO DEL SOLE
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   a liberarsi dell'ultima goccia di veleno, desiderio lo tormentava come un'ossessione.
   Così avvenne, ad esempio, che, sbarcato ad Apia, dopo aver dato la sua parola d'onore d'astenersi dal bere, tentò di mettere fuori commercio gli spacci di liquori, bevendo tutte le loro riserve. David Grief lo colse alle due del mattino davanti al locale Tivoli, fuori dal quale era stato violentemente cacciato da Charley Roberts. Aloisio, come già* un tempo, stava proclamando alle stelle le sue sventure, accentuando il ritmo del suo canto col gettare nel modo più preciso dei ciottolini di pietra corallina attraverso le finestre di Charley Roberts.
   David Grief lo trasse con sè, senza dir nulla; però il mattino appresso lo prese sopra coperta, e non fu certo un trastullo per Pankburn: lo investì a pugno nudo, lo tem pestò di botte e gli diede una solenne e memorabile lezione.
   — Per il bene della vostra anima, Pankburn, — diceva Grief rinforzando la dose delle botte con queste enfatiche parole; — per il bene di vostra madre; per la futura progenie; per il bene del mondo, dell'universo e di tutta la razza umana di là da venire Ed ora, per inchiodarvi la lezione in testa.
   Un figli'' del sole
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