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Un Figlio del Sole

Jack London
Bietti Milano, 1931, pagine 316

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   UN FIGLIO DEL SOLE
   51
   proveniente da qualche parte. Aperse gli occhi. Dall'incrociatore cileno, distante un quarto di miglio, vennero otto rintocchi di campana. Era mezzanotte. Dallo stesso lato di prima, udì uno spruzzo e un ripetuto suono confuso. Gli parve dovesse essere qualche anfibio od il lamento d'un uomo piagnucolante che proclamasse all'universo le proprie sciagure.
   Davide Grief balzò al parapetto inferiore. Di sotto, intorno al punto approssimativo di provenienza dello strano suono, vedeva un cerchio di agitata fosforescenza. Sporgendosi in fuori, fissò la mano sotto l'ascella d'un uomo, e tirando e alzando e con svariati e rapidi aggrappamene, trasse sopra coperta la nuda persona di Aloisio Pankburn.
   — Non avevo altro mezzo per raggiungervi che di nuotare e non riuscivo a trovarvi. Come sono stato male! Perdonate: non avreste una coperta anche succinta per coprire la mia nudità e una forte bibita? Mi sentirei molto più a posto. Sono il sig. Folly e voi, credo, siete il capitano Grief. No, non sono ubbriaco, nè ho freddo. Questi non sono brividi. Lavina non mi permise oggi che due bibite. Mi trovo ridotto assai male e,