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Un Figlio del Sole

Jack London
Bietti Milano, 1931, pagine 316

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   JACK LONDON
   da questa bottega una mezz'ora dopo, Aloisio Pankburn era ancora dentro il bar, bevendo tutto solo.
   Veramente non è troppo giusto il bere da soli; e Grief scrutò assai incuriosito dietro quegli occhiali. Notò che il giovane era ben fatto, sulla trentina; aveva bei linea-' menti, era ben vestito, e, evidentemente, nel catalogo del mondo, poteva elencarsi tra i gentiluomini. Ma il segno di trascuratezza che poteva notare nella sua persona, e la tremante mano .impaziente di portare liquore al labbro, come pure l'occhio nervoso, incerto, fecero pensare a Grief che costui portasse il marchio infallibile dell'alcoolizzato.
   Dopo pranzo, s'imbattè di nuovo in Pankburn, ma questa volta sopra coperta. Il giovane, aggrappato al parapetto, e osservando a distanza gli oscuri contorni d'un uomo e d'una donna adagiati in due sedie del piroscafo vicine l'una all'altra, piangeva per ubriachezza. Grief notò che il braccio di un uomo cingeva la vita della donna. Aloisio Pankburn guardava e piangeva.
   — Ma non c'è da piangere, — disse Grief amabilmente.
   Pankburn lo guardò mentre le lagrime sgorgavano dai suoi occhi.