Almanacco Italiano 1904 di

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      t n lendogli l'indico, senza pvtr toccarlo, gli da la vita conio se dal suo dito si sprigionasse un invisibile scintilla animatrice; che con la «n.» benedizione fa viva e vigilante la bellis-;iina Eva, la quale si curva umile a Lui, quasi axpirando con le labbra semiaperte il soffio divino; poi il primo peccato, poi l'accasciamento muto e disperato di Adamo e il pauroso atto d'Eva che si volge all'angelo quasi sperasse alia sua bellezza e alla sua preghiera un po' di misericordia, poi il diluvio che si rovescia sul cumulo secolare dei peccati svoltisi miseramente e incessantemente sul primo peccato.
      Avremmo voluto riprodurre intera la ma-ravigliosa opera, ma nella piccolezza dell'illustrazione sarebbe riuscita confusa. La bellezza plastica della Creazione della Donna basti a dirne un'idea.
      19. - TIZIANO YECELLIO L'Amor Sacro e l'Amor Profano.
      (Roma, Galleria Borghese).
      Tiziano Vecellio, nato a Pieve di Cadore da (iregorio di Conte e da Lucia nell'anno 1477. Avviato all'arte da un mediocre cadorino Antonio Rospo, e poi da un musicista valtellinese Sebastiano Zuccato, cercò di perfezionarsi alla scuola di Giambellino in Venezia. Gli giovarono poi l'amicizia di Giorgione o sopratutto gli esempi del Palma. Delle innumerevoli sue opere d'arte sacra e profana riboccano le chiese e le gallerie di Venezia, Firenze, Roma e Napoli. Parecchi suoi capolavori esularono a Madrid, a Berlino, a Parigi e a Londra. Mori quasi centenario, ricco di censo e di onori, vittima della peste il 27 agosto 1576 in Venezia.
      — Questo dipinto è stato battezzato in molti modi. Il Vasari non lo ricorda; il Ridolfi nelle Meraviglie dell'Arte dice semplicemente "Due donne vicine ad una fonte. „ Non si sa quando l'artista l'operasse; nè si sa con assoluta certezza che cosa significhi. Chi l'ha detto Amore ingenuo e Amore sazio; chi Beltà ornata e Beltà disadorna; chi Amor sacro e Amor profano; chi La fonte d'Ardenna; chi Venere che eccita Medea a raggiungere Giasone, ec. 11 titolo d'Amor sacro e Amor profano ha prevalso, e sembra prevalere ancora. Sole conquiste sicure delia critica sono che, il dipinto è lavoro della gioventù e fatto, come prova lo stemma, per la famiglia Aurelio veneziana.
      In quest'opera sono paiesi le maggiori qualità dell!artista; senso del vero e della bellezza, amore dell'arte, gioia della vita, fatuità prodigiosa d'esecuzione.
      Infatti il tratto divino di Tiziano consiste nel dare agli esseri e alle cose l'armonia dell'esistenza che loro converrebbe se venissero ai mondo e che perciò è ancora incerta e inavvertita. Ciò che nella realtà c solo frammentario, staccato, circoscritto, egli completadandogli la felicità, la libertà. È senza dubbio questa la necessità dell'arte; ma nessuno l'ha intesa con tanta calma e sicurezza, con un procedimento, cioè, più largo e più spontaneo. Il suo spirito è per eccellenza semplificatore. Egli sa ridurre tutto a una semplicità sintetica che sbalordisce. Perciò nulla è difficile più: la visione,celeste e la pagana, la bellezza ideale e la reale dei ritratti, ch'ei sa accostare talora creando contrasti potenti.
      20. - GIORGIONE DA CASTELFRANCOLa Madonna col Figlio e i Ss. Liberale e Francesco.
      (Castelfranco Veneto, Chiesa parrocchiale).
      Giorgione da Castelfranco, nacque in Castelfranco o, forse, in Vedela^o (villaggi ambedue della Marca Trevisana) nell'anno 1478. Crebbe insieme con Tiziano alla scuola di Giambellino. Lavorò molto in Venezia. Morì in questa città nel 1511 a soli 33 anni.
      — Giorgione è fra i pittori veneti il più poeta, ed uno fra i maggiori conquistatori di nuove forme. Egli morì a trent'anni, per cui le opere sue sono estremamente rare; ma quelle poche che restano, fanno fede del grande suo ingegno, della sua passione per la bellezza e per la natura, del suo entusiasmo per la vita, tutte facolta che finiscono per dare all'osservatore una vera voluttà degli occhi.
      La composizione del quadro di Castelfranco è ancora semplice, belliniana; ma già le figure sono più grandiose, e il paesaggio ha una parte importante non solo nello spazio, ma anche nel sentimento. La Vergine seduta così in alto, di contro al cielo, è una delle più divine creature, dall'arte italiana come serenità, come dolcezza, come linea. Essa è veramente la Dea de'lla Bontà.
      L'amenissima cinta delle mura turrite di Castelfranco, oggi che più non serve a difesa di guerra, sembra costrutta per cingere e vigilare la chiesa in cui si conserva il capolavoro.
      21. - RAFFAELLO SANZIO La Scuola d'Atene.
      (Roma,
      Palazzo Vaticano, Stanza della Segnatura).
      Raffaello Sanzio, nato in Urbigo il 28 marzo 1483 dal pittore Giovanni Santi e da Magia Ciarla. Suoi primi maestri furono il padre suo, Timoteo Viti e il Perugino. D'una fecondità veramente prodigiosa profuse i tes >ri della sua " divina arte „ specialmente a Firenze e a Roma. Morì in Roma il 5 aprile del 1520 a soli 37 anni.
      — Fra le concezioni fantastiche degli artisti e dei poeti il ritorno degli stessi argomenti è frequente: frequentissimo è poi quello di un incontro oltretomba degii uomini più ce-
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      (Vedi annunzio di fronte al frontespizio).


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Almanacco Italiano 1904
Piccola enciclopedia popolare della vita pratica
di
Bemporad Firenze
1904 pagine 672

   

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