Almanacco Italiano 1904 di

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      STELLE STRAORDINARIESotto questa unica denominazione (li straordinarie noi comprendiamo tanto le co-sidette stelle nuove o temporarie quanto le variabili, poiché e le une e le altre offrono realmente qualche cosa di non ordinario.
      Le stelle nuove fin qui osservate ammontano ad una quarantina, di cui, però, una dozzina soltanto di veramente notevoli e tutte nei pressi della Via Lattea. La prima nova (come si usa dire latinamente) di cui si fa menzione, fu quella apparsa nello Scorpione nel luglio del 13-1 av. C. e che suggerì ad Ip-parco l'ottima idea di catalogare le stelle, l'amosa e splendidissima fu quella comparsa 1 11 novembre 1572 in Cassiopea (v. unita figura), studiata da Tycho Brahe, detta la Pellegrina o la Stella dei Magi e durata 17 mesi. Dopo questa non si ebbero importanti apparizioni che nel 1578, 1584, 1604 e 1609. Quella apparsa il 12 maggio 1866 nella Corona Boreale raggiuuse solo la 2» grandezza, ma fu la prima alla quale si applicarono le indagini spettroscopiche. Tra le ultime noteremo la Xova Aurigae scoperta il 23 gennaio 1892 di 3»-4» grandezza (v. figura), e la Xova Persei, scoperta, come la precedente, dal rev. T. D. Anderson, astrofilo di Edimburgo, il 22 febbraio 1901, che rifulse splendidissima dal 23 al 25 e divenne telescopica verso il 7 aprile.
      Quanto alle variabili (circa 750, generalmente rossastre), le più famose sono: Mira Ceti od omicron Balena, ed Algol o beta Persei, entrambe indicate nell'unita figura ed allineate con Dubhe od alfa Orsa maggiore (Carro).
      La variabilità di Mira Ceti venne scoperta da Davide Fabricius di Esens il 13 agosto 1596, e ricevette il nome di Mira (ammiràbile, meravigliosa; Ceti è il nome latino della Balena) da Giovanni Evelio di Danzlca, che la osservò dal 1648 al 1662. Essa varia dalla 3» alla 9» grandezza (precisamente da 3,3 ad 8,8), cioè dalla perfetta visibilità allo stato telescopico, e viceversa, impiegando 112 giorni per salire dal minimo al massimo e 219 per ritornare al minimo (periodo totale 331 giorni Sh 4m) e rimanendo visibile ad occhio nudo per 6 mesi (3 prima e 3 dopo il massimo) ed invisibile per cinque. Nel 1904 Mira Ceti raggiungerà il massimo al 29 marzo ed il minimo al 3 novembre. Sarà, quindi, visibile ad occhio nudo dal 29 dicembre 1903 fin verso il 29 giugno 1904, poi scomparirà per ricomparire verso il 7 dicembre.
      Algol è invece, ordinariamente, una stella di 2» grandezza, ma, ogni 2 giorni 20h 48" 54» discende quasi alla 4» (2,3 a 3,5), in modo che la diminuzione ed il successivo aumento di luce non divengono sensibili che 2 ore prima e dopo del minimo, il quale non dura che 6 minuti. La variabilità di Algol (nome arabo che significa mostro o demonio) venne scoperta dal nostro Montanari, a Bologna, nel 1669. Gl'istanti dei minimi di Algol osservabili di sera o di notte sui nostri orizzonti nel 1904 noi li abbiamo calcolati (in t. m. E. C.) in base alle nuove forinole del sig. Gian Vincenzo Mora (Ved. Astrofilo, n. 13). I risultati ottenuti sono esposti nel Diario dell'osservatore, e qualunque dilettante o curioso, che abbia imparato (mediante l'unitacartina) a conoscere Algol, può verificarli. E, anzi, una osservazione interessante ed impressionante che raccomandiamo ai nostri lettori, per opportuno riscontro.
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      Quanto alla natura delle stelle straordinarie, le molte ipotesi enunciate stanno a provare che, finora, poco sappiamo di sicuro. Esclusa l'opinione di Huggins (1866) che le stelle nuove siano determinate da grandi combustioni d'idrogeno in una sola stella, pare più probabile che si tratti di due astri (prima oscuri o poco luminosi) venuti in grande vicinanza o addirittura a contatto l'uno dell'altro, determinando immani conflagrazioni. Il Seeliger però ritiene che l'uno dei due corpi sia una nebulosa; il Moncke opina che l'uno sia una nebulosa e l'altro uno sciame meteorico, infine il Lockyer sostiene trattarsi dell'interpenetrazione di due sciami o correnti di meteore cosmiche. Le variabili si spiegano invece o mediante eclissi prodotte da invisibili ed oscuri pianeti, o colla periodica comparsa di macchie, od attribuendo diverso splendore alle parti successivamente a noi rivolte nelle rotazioni stellari.


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Almanacco Italiano 1904
Piccola enciclopedia popolare della vita pratica
di
Bemporad Firenze
1904 pagine 672

   

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