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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   capo iii.
   99
   il l'imboschi si era aperto un eampo bellissimo a notare i comineiamenti e i progressi delle seienze indipendentemente dalla vita degli autori. Riesce quindi lettura sazievole trovare raccolti in un capitolo tutti i nomi, per esempio, dei filosofi ehe illustrarono un secolo, e non trovare indicato l'avanzamento o il regresso che la filosofia feee in quel tempo. Aggiungo ehe il detto metodo porta di necessità la ripetizione de' nomi ehe appartengono a diversi generi di letteratura, cosiechò oggi il metodo puramente cronologico è più accolto, come quello che risponde al vario fiorire degl' ingegni nel medesimo seeolo. Difetti forse più gravi nel Tira-boschi, come ha notato Ugo Foseolo, sono la maneanza di disegno e di eolorito; eerte vane qucstioneelle trattate eon noiosa prolissità e con uno stile senza ea-lore; e la mancanza di quella ragione filosofica che doveva dimostrare eome e quanto uno scrittore giovasse o nuoeesse ali arte ed alla patria, e perchè la fama di lui ereseesse o diminuisse coll'andare del tempo.
   Il Tirabosehi avea toeeato di volo gli Etruschi, e di eiò si era scusato con dire che eerte notizie sulla letteratura di quel popolo gli mancavano. La storia del Virabosehi avea finito di uscire nel 1783; sei anni dopo comparve il /Saggio di lingua etrusca del suo confratello gesuita Luigi Lanzi (1732-1810) di Fermo. Non entro nel labirinto delle questioni intorno a questo antico idioma 'd'Italia, nel quale si affaticarono i più grandi antiquarii il .Demster, il Gori; il Maffei, il Passeri, l'Olivier1', il Mazzoeehi, e più presso a noi il Lepsius, il Grotefend, il Janelli, Ottofrcdo Muller, il Conestabile, il Fabretti, il Corssen ed il Mommsen. Il titolo di Lingua etnisca che il Lanzi ha dato al suo Saggio è forse ambizioso; restano di quella lingua molti monumenti in iscrizioni sopra lapidi, vasi, gemme e monete, sono conosciuti i caratteri, che si leggono da destra a sinistra; ma qui eessa la nostra conoscenza ed il suono 'ed il valore di quei vocaboli rimane si può dire un mistero. Il Champollion dalla conoscenza del cofto, avanzo dell' antica lingua egiziana, passò alla scoperta dei caratteri ; nell' etrusco dai caratteri si dovrebbe passare alla scoperta della lingua, impresa mille volte più malagevole. Il Lanzi si pose animosamente all' impresa. Dimostra che le lingue euganea, volsca, osca, sannitica ed umbra, delle quali primo raeeolse i pochi monumenti, non sono dialetti dell' etruseo, ma lingue da quello distinte. Si ferma sulle antichissime iseri-ziuni greehe e latine, da eui deriva l'alfabeto, l'ortografia ed una specie di grammatica pel suo etruseo, eolla quale egli si fa ad interpretare i monumenti. Questa ultima è la parte più preziosa del lavoro del Lanzi, al quale se puossi contrastare qualehe punto nell'interpretazione, non si può negare il merito di aver rae-eolto e disposto eon mirabil ordine questo tesoro delle antichità italiche, che abbraccia non solo le iscrizioni dell' Etruria di mezzo, ma dell' Etruria campana e della circumpadana. La storia, il greco ed il latino sono le fiaccole che gli rischiarano il buio e faticoso sentiero.
   Lanzi è delle glorie più grandi d'Italia, a cui gli stessi stranieri s'inchinino. Nell'ab. Lanzi l'Europa riverì sempre e riverisce meritamente il padre della dialettologia paleoitalica; padre veramente, perchè primo ne raccolse eon diligenza e ne vagliò con critica sana i monumenti scritti. Cessa 1' universale eonsenso rispetto alle sue Conclusioni. Pel Corssen, nella cui grande opera sulla lingua degli Etrusehi, edita nel 1875, la dottrina Lanziana ebbe la sua più reeente e splendida applicazione, l'ab. Lanzi merita il nome di padre degli studi paleoitalici c massime degli etruscologici, anehe perchè primo laseiò gli aìgri somnia degli e-braieisti, che nel lessico ebraico pescavano a piene mani inverosimili etimologie, come pel greeo e pel la.mo, così per l'etrusco; primo sostenne la lingua etrusea essere stata afiìne a quella de' Romani, degli ILnbri, degli Osci e de' Greci; primo insegnò doversi nella interpretazione delle etruselie epigrafi proecdere dallo studio attento e minuto delle iscrizioni latine d'Etruria a quello delle bilingui etrusco-latine, per passar poi alle unilingui più somiglianti per tipo e composizione, classiticate seeondo l'ufficio c qualità loro, poi infine alle più diverse, eereando