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amici, fra i quali ad Ugo Foscolo, che lo ringraziava scrivendo: quando la natura umana mostra V estremo di sua possa, noi dobbiamo tenere onorato e santo il mortale su ci« ella esercita il suo esperimento. Io credo che questa ve-eta ed operosa longevità contribuisse non poco alla rinomanza dello scrittore & '
E di Francesco Algarotti (1712-lM vfeziano, che cosa è rimasto di vivo nella nostra letteratura? Giuseppe Puccianti nella sua bella Antologia della prosa italiana ci ha dati alcuni pensieri ed allegorie da lui pescati nei diciasetfe vo lumi delle opere -dell'Algarotti. Credo che siano le sole perle di quella sabbia E pure 1 Algarotti conosceva le lingue antiche; si era recato in Toscana a studiar^ [italiano; avea apprese matematica, astronomia e fisica da Eustachio Manfredi e da Francesco Zanetti; di ventun anno ammesso ai colloqui! scientifici di Voltaire e di madama de Chàtelet a Cirey, avea scritto il suo Neutonianismo per ledami era passato da Parigi a Londra, e da Londra con lord Baltimore aPietroburgo' fi (ual viaggio^ descrisse nelle sue Lettere sulla Russia; era stato finalmente ac! colto dal principe reale di Prussia, che fu poi il grande Federico, che lo tenne Ira gli amici pm intimi fino all' estremo de' suoi giorni. Ricco, studioso festeff-gpato dai dotti e dai grandi d'ogni paese, poteva lasciare una Vera pTtkra del luo secolo; ma gli mancava acume di osservazione e grazia di lingua. Ha scritto HArt sulla rima e sopra Orazio ; Lettere e discorsi militari intorno alle dottrine di Machiavelli e agli studi di Andrea Palladio sui commentarli di Cesar.e Let fere critiche sulla Eneide del Caro; ma di tutti i suoi scritti il solo che ancora si legga e il Saggio sulla pittura, della quale era conoscentissimo, tanto che H le di Sassonia, Augusto III, gli commise di raccogliere quanto si trovasse in Malia di bolle arti che potesse accrescere lo splendore delle gallerie di Dresda L autore teneva per suo capo lavoro le Lettere sulla Russia Morì in Pisa ove si era condotto a ristorare la sua salute affranta dai viaggi e dai piaceri; Federico gli fe erigere m quel Camposanto un monumento, del quale per altro hai* sciato che la famiglia dell'amici pagasse le spese. Morì senTa lastre un frutto' Bari alle speranze che aveva dato di sè. Giovanissimo avea immaginato il Nel-m0tt°: ^ Ugat ÌÌ>SU LyC°rÌS> C0SÌCehè 11 Bettinelli lo aveva
Trilustre geometra Di sfera adorno e cetra, Per cui la man gentile Di prismi armò Licori, E seste e squadre a vile Non ebber Grazie e Amori.
II carteggio Che Federico tenne coll'Algarotti, è prezioso documento per conoscere le opinioni del re intorno a' dotti francesi che avea chiamati in sua corte non v . risparmiato Voltaire, che poco dopo, come tutti sanno, fu bandito dalla Prissia
I eftifLll dTt?T (17311-1^), * Avello nel Piemonte, fecondo sci'' toie ¦ stona, di letteratura e di poemi, non resta che un'opera: Le Rivoluzioni
etnnfTlnSe ' rf^ d°p0 la Storia cUlU Repubbliche italiane del Sismondi,
C'n.7 nella prefazione alla sua Storia d'Italia, tratto dall'amore del luogo natio e da l amicizia che lo strinse al Denina, eccede negli elogi di un libro ne q, ale k critica moderna ha scoperto gravissimi'errori circi l'origine de' feudi e a legislazione dei Longobardi. Il Denina, contraddicendo a molti altri pas Mila sua storia, esalta a mitezza delle leggi longobardiche in confronti de lo romane; e sembra fare l'apologia dell'ignoranza di%ue' rudi conquistatori che joA parteciparono mai della civiltà dei vinti. Errò parimenti ne' suoi giud z 'sulla atura del governo imperiale di Roma, sulla divisione dell' impero fatto da Do- -Ppzian® e sulle conseguenze della traslazione del trono de' Cesari in Bisanzio.