Stai consultando: 'Storia della Letteratura Italiana Dalla metà del 700 ai giorni nostri', Giacomo Zanella

   

Pagina (98/194)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (98/194)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   96 capo in.
   che lo salutava compatriota ed erede dell'anima e dello stile di Virgilio. Teneva una grande corrispondenza epistolare, lodando a diritto ed a rovescio per essere a sua volta lodato; cosicché argutamente si disse che la gloria del Bettinelli era stata comperata alla posta delle lettere. Non so perchè si piacesse d'intitolare Dialoghi d' amore un suo scritto, in cui addenta caninamente i nomi di Altieri, di Monti e di altri insigni Italiani. La Dasvilliana specialmentc eccitò la sua bile, perchè riponeva in onore il culto di Dante, ch'egli avea cercato di abbattere colle Lettere Virgiliane.
   Si finge in esse che Virgilio dagli Elisi scriva ai legislatori della nuova Arcadia. Quando Virgilio si lagna che ogni giorno scenda laggiù una folla d'italiani poeti, che con loro cantilene turbano la pace de' morti; anzi che ogni italiano morto da poco tempo non parli che di versi ed altro non faccia che recitare poemetti e canzoncine, si tocca con verità una piaga del tempo; ma quando Isi lagna che l'anima d'un Pasquali, mantovano, sceso di fresco agli Elisi, gridasse che Dante era un poeta divino da porsi innanzi a tutti gli antichi e moderni, il buon Virgilio perde la bussola, ed il suo compatriota gli pone in bocca le più golfe sciocchezze del mondo. Tutta la colpa di Dante si risolve nel non aver fatto conto alcuno nè de' precetti nè degli esempi di Omero e di Virgilio nelVordire un poema tutto nuovo, di cui nè Aristotile nè altro precettante sognò giammai la tessitura. Le T^ettere Virgiliane, che oggi sarebbero accolte con riso, destarono un vero incendio di collere letterarie; dalle quali il Bettinelli tentò salvarsi colle Lettere inglesi, che tìnge scritte a sè da una milady. In questo scritto v'ha qualche tratto degno di considerazione, come è quello in cui accenna ciò che il Bonghi ha tentato di provare, che gli Italiani non hanno una letteratura italiana. Il Bettinelli avea scritto un poemetto contro le Raccolte per nozze; è una lunga filza di ottave cosi languide da togliere il fiato ad ogni più pertinace lettore. Nelle Lettere inglesi deride il medesimo abuso; ma con quanto garbo maggiore! Mi son trovato, egli dice, in Venezia agli sposalizii più d'una volta, ne ho veduti i preparativi e le feste più solenni. I poeti vi lavoravano al pari de' falegnami, de' pittori, degli stuccatori e de'macchinisti, col solo divario che aveano paga più discreta di tutti gli altri. Mi son preso piacere una volta di contare que' componimenti in foglio volante, che addobbavano le botteghe, i palazzi, le strade. Sonetti in lingua veneziana,in paesana, in toscana; altri con la coda, altri no, canzoni d'ogni metro, capitoli, ecc. Questo addobbo pareggiava quel de' damaschi e de' tappeti. Pure è questa la vanguardia delle galiotte o delle lande; i libri e i volumi di -poesia formavano il corpo della flotta. Otto diversi ne ho veduti per un t,olo procurator di S. Marco, e stampati con pompa e spesa grandissima. Maggior lusso di stampe non vidi in opere scientifiche ed importanti. Caratteri e carta sceltissimi, vignette e finali de' più valenti incisori, sino a fare cornici leggiadri ssime e dispendiosissime di fino intaglio ad ogni pagina; talché talora il più detestabil sonetto si trova ricamato tutto all'intorno con più nobiltà, che mai non fu alcuna ode di Orazio edj alcun salmo di David. Un vetro contorniato di brillanti. Mi disse un gentiluomo, che uno di questi libri era costato più di mille ducati a stamparlo. E con qual frutto ì Se ne mandano i fasci di tai libri alle case, come si mandano de' panieri di fiori 0 di confettura ai convitati, parenti e amici. Hanno i libri un medesimo fine. Passano in mano delle cameriere e degli staffieri. Perisce tutto
   10 stesso giorno; e mentre s' odorano i fiori, si gustano i dolci 0 poco 0 molto} nessuno legge i versi nè poco nè molto.
   Del rimanente le Lettere virgiliane col romore che levarono in tutta Italia giovarono a ridestare lo studio del divino poema, che era stato difeso con dottrina più elegante che profonda da Gaspare Gozzi. Il Bettinelli visse fino all' estrema •vecchiaia, onorato ed amato in Mantova per le sue beneficenze, che largamente compensavano le stizzose ambizioncelle della sua anima. Di novanta anni scrisse
   11 sonetto: Fatai novanta, le tue porte e il ponte, ecc., e lo mandò in giro agli