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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   capo in. 95
   fisica, ove dicendo che la filosofia fa sempre nemica al Cristianesimo, scambia la regina delle scienze, che ha per figli Platone, Sant'Agostino e San Tommaso con l'audace incredulità, per cui erano detti filosofi Bayle, Voltaire ed Helvetius. 11 Roberti ha fino discernimento nello scegliere argomenti opportuni al tempo, ma nella trattazione degli stessi è leggero, saltellante, scucito e più sollecito dei fiorati del dire che della . gravità delle ragioni. Nel trattato Del leggere libri di divertimento, se iM desidera l'antica ignoranza, quando si sapeva appena leggere un codice, desidera l'antica difficoltà, quando con pena si doveva trascrivere un cnUce. Di questo suo desiderio certamente non lo avrà ringraziato il suo concittadino Remondini, il cui commercio librario abbracciava allora mezza l'Europa. Che se l'altro suo concittadino Giacomo Vittorelli in una sua anacreontica diede avvertimenti alle puerpere nella scelta di una balia, il Roberti scrisse Due discorsi accademici sulle fasce dei bambini, lasciando dopo un lungo e stucchevole cicaleccio fra due accademici svizzeri indecisa la questione. Dalle fasce de' bambini passa eon disinvoltura alle catene dei Negri, c nelle sue Lettere di un portoghese -ad un mercante inglese unisce il suo grido a quello di tutta l'Europa centro il disumano trattamento degli schiavi in America. Il Roberti era di cuore dolce e benevolo, quantunque per la vita quieta ed agiata, che gli piaceva condurre, si potesse credere troppo amante di sè: Voleva che tutto intorno a lui fosse terso e pulito; i suoi libri elegantemente legati sfavillavano fra la luce dei cristalli e lo screziato colorito dei fiori. Curava la mondizia delle vesti e della mensa. Se si raccogliessero in uno gli elogi che fa del cioccolatte donatogli un giorno dal cardinale di York, delle piramidali colline di fragole nevicate di zucchero; delle frutta candite e delle conserve diyerse; se si ripetesse tutto ciò che scrive delle ostriche, dei beccafichi, dei prosciutti di Vestfalia e di Cingoli, il Roberti parrebbe un solenne epulone; ma egli scriveva queste cose, più che per altro, per ostentazione di stile; portava, per così dire, l'Arcadia nella cucina. 11 Tommaseo .ha detto giustamente chc tutto il secolo decimottavo era negli scritti del Roberti, ed io per questo mi sono trattenuto intorno a questo buon gesuita più forse che non domandavano i suoi scritti.
   Gli fu confratello di religione Saverio Bettinelli (1718-1808), mantovano, tanto vanitoso e alcune volte maligno, quanto era modesto e sincero il Roberti. Colla scorta degli Annali e delle Dissertazioni del Muratori, egli scrisse il suo Risorgimento d'Italia negli studi, nelle arti e nei costumi dopo il Mille, ove puoi pescare. qualche notizia e qualche buona osservazione, specialmente nei capi ehe trattano. della musica, delle arti del disegno, delle feste e degli spettacoli. Quanto ai giudizi! intorno ai nostri scrittori basta leggere ciò che dice dei nostri storici nella prefazione, giudicati da lui non secondo le essenziali qualità del buono stocco, ma secondo la diversa foggia del fraseggiare. Il Bettinelli si arrabbattava ad impicciolire ogni gran nome per mostrare sè stesso gigante; ed era il pio-meo che si arrampica sulla schiena di Ercole. Fu il Bettinelli che pose in fronte a quel libretto d'insipide poesie il titolo: Versi sciolti di tre eccellenti poeti, esponendo al riso d Italia il Frugoni e l'Algarotti innocenti di tale e tanta oltraco-tanza. In una di queste poesie, descrivendo un'eruzione del Vesuvio, frale maestose e terribili scene dell'incendio, esclama:
   0 quante schiere Di topi immondi e di schifosi insetti Dai nascondigli uscir, che Vabborrita Luce già più non abborriano!
   Con guesta anima di sorcio seppe nondimeno acquistarsi una vasta riputazione, Avea viaggiato 1 Europa, come aio di figliuoli di principi; avea visitato Voltaire nel suo soggiorno alle Delizie, e ne aveva riportato un epigramma del patriarca