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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   CONCLUSIONE
   Ilo detto da principio che la caratteristica della letteratura italiana in tutto il periodo, che dalla morte del Tasso ci conduce al trattato d'Aquisgrana, sta unicamente nella forma. La storia, ehe, per quanto me lo concesse la ristrettezza del tempo e dirò anehe una eerta penuria di libri, ho potuto svolgere, non mi porge argomento a modificarne il giudizio. Quella, ehe si palesa negli scrittori e in particolare ne' poeti, non è l'arte, che scaturisce dalla coscienza e si nutre del sentimento: è invece l'artifizio, ehe si regge a fatica e di sola apparenza. Secentisti e Arcadi riescono, per opposto pensiero, a una identica meta. Studio unico e supremo negli uni e negli altri non è, in generale, ehe la parola. Nelle Accademie senza numero, ehe sole invadono il campo delle lettere, non è il pensiero ehe informi la frase, ma la rettoriea, che se ne arroga da sola le parti. Nessun ideale solleva, del resto, la mente e il cuore degli scrittori. Della stessa vita reale non è senso alcuno negli infiniti componimenti del tempo. A' pochi, ehe pur sentono gL uomini e le eose, in mezzo alle quali si aggirano, rimane soffocata la voce dal cicaleccio de' molti. Tutto si c'reoserive a quel non so ehe di convenzionale, d'indeterminato e di fittizio, eh'ò l'elemento effettivo delle operazioni, dei costumi, della vita, a dir breve, degli Italiani. La parola, vacuamente sonora, si stacca in generale dall'idea; le eose vi sono guardate appena dalla superficie; la religione stessa, anziché intimamente sentita, vi si rivela ufficialmente ostentata ; si sente da per tutto l'ozio, la stanchezza, la noia, ch'erano pure il portato delle sinistre condizioni de' tempi. Sotto le forme pompose si occulta spesso la frivolezza del concetto, l'inezia, il paradosso, l'assurdo; d'originalità non v'ha ehe 1' ostentazione sfoggiata eon frasi lambiccate nel dar rilievo a luoghi triti e ritriti ; la stessa semplicità, affettata particolarmente negli Arcadi, non è altro ehe il frutto dello studio e della fatica. -Sono, presso a poco, le maniere ora derise e ora disprezzate dagli stranieri, quando, alteri d'una letteratura propria, dimenticavano eon boriosa ostentazione d'averne attinte le norme prime dagli Italiani.
   Ma, riprovevole per sì fatti vizi dell'arte, l'età non difetta d'un lato buono ed eminentemente caratteristico. Non è vero che nel seicento e ne' tempi, in cui tenne il campo lf Arcadia , si desideri il pensiero o ciò, con altre parole, ehe avrebbe potuto costituire 1' essenza della letteratura. Di fronte alla vacuità dell'espressione, misurata alle norme della fredda rettoriea, sorge, si propaga e diviene gigante la seienza. Il Galilei, il Campanella, il Gravina, il Vico e parecchi altri, abbattendo vecchi pregiudizi, infondono nuova vita, se così si può dire, a ogni maniera di scibile umano. Non ehe la ragione, di fronte a tanto spettacolo, s'ag-gii i oziosa frattanto nel campo dell'arte. Le stranezze, a cui si lasciano strascinare i poeti, sono, sino ad un eerto punto, una protesta anch'esse eontro l'esigenze dell'autorità. Chi ben considera il fatto, non dura, io eredo, fatica a persuadersi
   Morsolin.
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