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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo un decimo
   L'ERUDIZIONE.
   Lorenzo Pignoria — Ottavio Ferrari — Giambattista Bkllori — Raffaello Fabbretti — Antonio Magliabeciii — Giovanni Ciampini — Benedetto Averani — Benedetto Bacciiini — Giuseppe Aveiiam — Angelo M,ria Quirini — Sebastiano Paoli — Alessio Simmaco Mazzocchi — Anton Francesco Gori — Giambattista Passeri — Odoardo Corsini.
   Lo stadio prevalente nel periodo ehe si chiude tra la morte del Tasso e la paee d'Aquisgrana, fu, non v'ha dubbio, quello della erudizione. Le =ue impronte appaiono anche soverehiamente manifeste in tutti, si può dire, gli seritti del secolo. I eritiei hanno avvertito, e non senza ragione, clic l'abuso della erudizione eosti-tuisec uno de' difetti principali delle stesse opere d'arte. Lo studio pero non vi si mostra, in generale, così avanzato da reggere al paragone delle altre chseipl n •. Ne arresta spesso il movimento ora il difetto della eritiea e ora 1 intemperanza delle digressioni, talvolta inutili, cacciate in mezzo al diseorso a unico sfoggio di dottrina. Queste e altre mende tolgono pregio alle opere di erudizione varia e molteplice di Filippo Parata, di Vincenzo Mirabella e di Giulio Cesare Capaeeio, morti entro i primi trent'anni del seeolo XVII. In maggior conto vuoisi tenere il padovano Lorenzo Pignoria, uscito di vita a sessant'anni nel 1631. Gli luffici di segretario del veseovo Mareo Cornare e di parroeo non gli tolsero modo d addentrarsi negli studi delle antichità. De' molti trattati ch'egli serisse su diversi argomenti, salirono in bel grido i due su' Geroglifici e sulla Tavola Isiaea. Di copiose e buone notizie, relative speeialmente alla patria diluì, abbondano l'« Antenore », le u Origini di Padova » c tre lettere a Domenieo Molino. .
   A un grado più elevato tra gli eruditi del seeolo ha diritto Ottavio Ferrari, nato il 1607 in Milano. Alla svegliatezza dell' ingegno c alla eonose. nza non eomune declassici dovette, giovanissimo aneora, la eattedra d'eloquenza da prima nel ( ol-legio Ambrosiano e da poi nello Studio di Padova. Le pubblichi lezioni, deserte già lungo tempo d'uditori, divennero per lui frequentate in modo straordinario. A i allettavano gli animi specialmente le notizie di storia, di politiea e d'antiquaria, onde il brav' uomo sapeva condire la spiegazione de' classici. Pareeehi sono gli seritti ch'egli lasciò, domandatigli specialmente dalla natura della cattedra. I contemporanei d'Italia, e anche stranieri, lodarono di lui non solo i panegirici a Cristina di Svezia e a Luigi XIV, ma gli stessi csereizì accademici, dettati ,n JeeasilrJJ di lauree e d'altre cerimonie. Il Ferrari, senza sapersi guardare dalle gonfiezze del secolo, ebbe l'arte d'infondere in essi quell'alacrità che rielsa e quella fecondità che, rendendo vari i soggetti, ha la forza di prevenirci la noia. Contro i lodatori dell'ignoranza e contro forse il Dottori, autore dell' u Asino », dettò il « Mi nervae elypeus », una declamazione nobilmente vivace. Lo studio della politica gli suggerì l'arringa « De sapientia Venctorum », dove fissa i principi della perfeziono e della corruzione della tripliee maniera di governo, e previene il Montesquieu nel designare la virtù a sostegno della Repubblica. Maggior nome acquietarono al Feri rari gli studi della erudizione. Più peraltro che le investigazioni sulle origini dell i lingua italiana, ove si fece a derivar di preferenza le radici etimologiche dal latino e dal greeo, voglionsi ricordare gli scritti intorno alle antichità. L opera