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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   E'AlìTE.
   101
   Erudiziene vastissima, agevolata da una memoria largamente tenaee ebbe il fiorentino Anton Maria Salvini, morto a settantasei anni nel 1729. La conoscenza contemporanea del latino, del greco, dell'ebraico, del franeese, dello spagnnolo c dell'inglese feec si clie il Redi lo salutasse.
   « Il buon Salvin che ha tante lingue in bocca ».
   Di lui sono copiose le traduzioni specialmente dal greeo. Omero, Teocrito, Oppiano, Anaereonte, Callimaco, Esiodo, Museo, Nieandro, Coluzio, Arato ed altri ebbero da lu: veste italiana. Ma le sue traduzioni condotte, contro il precetto d'Orazio, alla lettera, maneano in generale di vita. Vi nuoce quasi sempre il verso sprezzato e disarmonico. Le meno nauseanti, forse in forza della materia, eli'è didascalica, sono la u Caeeia » e la u Pesca » d'Oppiano. Più felice si mostra invece nelle versioni degli scrittori di prosa. Pare volte riesce involuto come nel « Ragionamento d'Amore » di Plotino. I critici non hanno dubitato di qualificare per elegantissime le versioni dal Casambono, da Laerzio, da Epitetto e in modo particolare la traduzione degli u Amori di Abrocomc e d'Anzia » di Senofonte Efesio. Del Salvini rimangono assai copiosi i u Discorsi » e le u Prose », dette specialmente nell'Accademia degli Apatisti. Gli argomenti sono in generale di poco rilievo; nè lo scrittore sa elevarsi, nel trattarli, al di sopra del mediocre, o guardarsi da'vizi del secolo. Degni di maggior considerazione voglionsi riputare invece gli scritti famigliari e quelli sopra tutto, in cui si fa ad annotare la « Perfetta poesia » del Muratori, la u Tancia » e la u Fiera » del Buonarroti. E in questi lavori, dove la molteplice erudizione letteraria e le regole di buon gusto, gli garantiscono un posto tra'primi, che abbiano saputo ragionare dirittamente di cose di grammatica e di lingua. Se vi ha cosa chc gli noceia, è il fare soverchiamente pedantesco, nel quale non saprei dire da chi fosse vinto, se non forse dal Biscioni e più particolarmente dal Minacci, ehe affogò in quattro grossi volumi di note filologiche e grammaticali il u Malmantile » del Lippi.
   Novità di vedute, franche da ogni indizio di pedantesco servaggio, mostrò il Gigli nel suo « Vocabolario Cateriniano » ; nè tra' benemeriti degli studi gram-inatieali vuoisi dimenticare Salvatore Corticelli, nato in Piacenza nel 1090. La pietà, coltivata nella Congregazione de'Barnabiti, ove tenne le prime dignità, non impedì a lui d'attendere sino alla morte, avvenuta nel 1758, agli studi delle lettere. La sua fama è dovuta principalmente alle a Regole e Osservazioni della Lingua Toscana», dove è raeeolto e fuso insieme quanto di più squisito si era detto da'piìi riputati uomini, che avessero dettato precetti intorno all'arte dello scrivere. Eccellenti sopra tutto vi s'ineontrano gli esempi, dai quali si deducono le norme della lingua. La circoserizione quasi eselusiva a' elassici del trecento non toglie che da quelle regole e osservazioni si possa trarre assai largo profitto anche dopo l'ulteriore progresso degli studi grammatieali e linguistici.
   morsoi-in.