160 capitolo decimo.
dani, non impedirono a lui di condurre buon numero d'opere, gravide d'erudizione e di dottrina molteplice a un tempo c profonda. Sono orazioni, discorsi morali, saggi accademici, lettere, prolusioni, dissertazioni filosofiche ora in latino e ora in volgare di materie varie e diverse. Lodati forse a preferenza d'altri scritti furono
i u Discorsi sulla Favola di Cebctc » e le a Prose volgari ». Ma l'opera, dalla quale gli derivò maggior grido, è senza dubbio 1' « Arte lstorica ». il Mascardi divide il lavoro in cinque trattati. Le materie ch'egli vi svolge sono l'essenza, la verità, lo scrittore, lo stile e la struttura della storia. A ottenere chc questa sia, quale fu definita, una vera filosofia d'esempio, esige la investigazione accurata delle eausc, la eonoseenza larga dei tempi, de' costumi, delle forme di governo, e l'innesto sobrio di acconcie riflessioni e d'opportuni preeetti. Indispensabile sopra tutto ò la verità, pureliè si esponga eon molto riguardo a' potenti da' quali d'altra parte si riehiede bontà di governo, se pur aspirano a certa indulgenza ne' giudizi della storia. A togliere ogni indizio di parzialità, il Mascardi esige che nessuno esponga i fatti che lo riguardano. Lo storico sia inveee filosofo, conoscitore della morale, della politiea, dell'economia c degno d'esereitare le arti educatrici del popolo, quali sopra tutto la poesia c la pittura. Lo stile, risultante dalla seelta c dalla eolloeazione delle parole si elevi al di sopra del solito a usarsi nel genere deliberativo, senza ehe s'impedisca per altro, ch'esso discenda, ove lo richieda la materia, a forme più semplici e piane. Si badi segnatamente di non inzeppare il raeconto di aeeessori minuziosi, o d'arringhe non suggerite naturalmente dal soggetto. Non ultimo pregio della dicitura storiea sia la copia non delle finzioni, ma delle immagini, e quell'armonia, non però misurata, ch'emana piacevolmente dalla poesia.
L' a Arte istoriea » non è per altro un'opera originale. Fu già avvertito ehe il eoneetto primo venne al Mascardi dal Ducei di Ferrara ; la cui a Ars historiea » era uscita alla luce sin dal 1604. La somiglianza tra le due è anzi così grande da far pensare ehe l'italiana sia poeo più ehe una versione della latina. Nè vuoisi detrarre perciò a' meriti veri e molteplici dell' it Arte Storica » del Mascardi. I lettori potranno notarvi bensì uno sfoggio inopportuno e tedioso d'erudizione, la pedantesca prolissità nello svolgimento di parecchi argomenti e ecrti modi lambieeati e ampollosi, comuni d'altra parte al seicento; ma non per questo vi appare meno evidente la varietà della dottrina, bene accomodata per lo più alla materia, e la particolare bontà de'preeetti. Così non ave-ss egli proposto quale esemplare da imitarsi la sua u Storia della ongiura de'Ficschi » ; dove non può non palesarsi aneo una volta ehe all'eccellenza della teoria non va sempre eompagna la pratiea. Morì il Mascardi in Sarzana, ove s'era raeeolto male andato in salute, il 1640, quando nella pienezza della virilità dava a sperare nuovi e migliori frutti del suo ingegno largamente versatile.
Buoni preeetti, avvalorati da ottimi esempì, ha laseiato, come pur s'è veduto, Carlo Dati; nè il seeolo, tenuto eonto dell'indole de'tempi, ha lavoro aleuno che pareggi per l'eccellenza della dizione e la squisitezza della sostanza, informata sempre alla più sana filosofia, il u Trattato dello stile » di Sforza Pallavicini. Degno forse di stargli appresso per la profondità della dottrina e l'ampiezza dell'erudizione è Matteo Pellegrino, professore da prima di logiea e d'etiea nella Università di Bologna sua patria, poi consultore della Repubblica di Genova e eustode da ultimo della Vaticana di Roma. Nel u Trattato delle acutezze » assoggetta aneh'egli all'analisi filosofica gli elementi del gusto e ne deduee precetti, che destarono l'ammirazione del Pallavicini, dell'Orsi e di non so quali altri fra i dotti eontemporanei. Maggior grido per le gare grammatieali del seeolo s'ebbe il
ii Diritto e il torto del non si può » di Daniello Bartoli; dove il buon uomo ti sostenne, eome avverte il Cantù, non v'esser regola di grammatica senza esempi eontrarì; eon ehe precipita nello scetticismo, nè indaga se siano dovuti a scorrezione di testi, o se abbiasi a dedurre le norme da un principio pi i largo ».