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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo decimo
   L'ARTE.
   Vincenzo Scamozzi — Francesco Tensini — Raimondo Montecuccoli — Giambattista Doni —Benedetto Marcello — Il Vocabolario della Crusca — Celso Cittadini — Benedetto Fioretti — Benedetto Buom-mattei — Marcantonio Mambelli — Agostino Mascardi — Matteo Pellegrino — Anton Maria Salvini — Salvatore Corticelli.
   Le eause politiche e lo sfrenamento della ragione umana da ogni autorità, trassero, come già s'è notato, gli ingegni a violare ogni precetto e ogni regola antica per la smania di dare nel peregrino e nel nuovo. Da' più degli scrittori di prosa e di versi non si badò di sacrificare con una certa compiacenza il bello all'enfatico, l'elegante allo sfarzoso, il vero al manierato ed al falso. E, ciò non ostante, è forza confessare clic dalla pratica si tenne molto lungi, in generale, la teorica. Quanti posero l'ingegno a dettare i precetti e le norme dell'arte non si vergognarono di camminare sulle orme de' grandi maestri, che gli aveano preceduti. Parecchi ne allargarono anzi le vedute e, per quanto lo concessero i tempi e le forze, dischiusero agli occhi nuovi orizzonti. Semplici, maestose, corrette, ma non immuni pienamente da' difetti, che si manifestarono anche nell'architettura, sono le fabbriche di Vincenzo Scamozzi, nato in Vicenza nel 1552, istruito maravigliosamente da' viaggi artistici per tutta, si può dire, l'Europa, onorato da signori c da principi, e morto a sessantaquattr' anni in Venezia il 1616. E la sua u Idea dell' architettura universale » non manca d'ottimi precetti. Famoso è soprattutto il Libro A 1, clic tratta de' cinque ordini e fu tradotto fin da principio in francese da Carlo d'Avilct. Ciò che vi si desidera invano, è il lavoro della lima e la temperanza della forma. Non è raro il caso, che nell' u Idea dell'architettura universale » ci s'incontri in isgrammaticature e in un certo fare ehe accusa il gusto corrotto del tempo. Allo Seamozzi nuoce del pari l'uso non troppo sicuro dell'erudizione e quel non so che di vano e d'orgoglioso, che ne contamina di tratto in tratto ciascuno degli scritti Poco o nessun nome hanno lasciato di sè Giambattista Montano, Zanino Viola, Orazio Perucci, Bartolommeo De Rossi, Alessandro Capra, Carlo Osio, Niccolò Sabbatini e Lodovico Corticelli, i quali scrissero pure di architettura civile. In qualche grido salirono, secondo il Tiraboschi, Guarino Guarini e Andrea Pozzo. Del Gua-rini, morto nel 1683, rimangono cinque ampi trattati; del Pozzo, vissuto sino al 1709, sono due volumi di prospettiva, non immuni gli uni e gli altri da'vizi del secolo così nella forma come nella sostanza. Dimenticati del tutto si possono dire gli seritti d'architettura militare di Pietro Sardi di Roma del pari clic i precetti di pittura, scoltura e delle altre arti del disegno, dettati da Federico Zuccaro, da Pietro Barettini, da Giandomenico Ottonelli, da Francesco Scannelli, dal Guercino e da altri parecchi. De'più rinomati ingegneri di guerra, che vivessero nel secolo X VII fu Francesco Tensini di Crema, il quale u condusse, scrive il Grassi, molti assedi, edificò grandi fortezze, versò sovente nei pericoli dello battaglie in Piemonte, nella