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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   J II
   CAPITOLO NONO.
   prevale in lui, è l'urte di colpire l'iinuiiiginazione, la u vivezza cioè delle immagini, il maneggio delle figure, 1' uso delle interrogazioni e delle apostrofi, e soprattutto dell'amplificazione, per eui svolge, al dir del Zambelli, e ripete un testo, e colorisce e pone sotto gli oeclii in più modi un fatto o un esempio ». Ma le descrizioni, elic nel Tornielli assumono talvolta un fare drammatico, non sono di buon gusto. Vi si rivela troppo manifesto l'artifizio retorico, inteso non a raccogliere il frutto della missione apostolica, ma a strappar dall' uditorio gli applausi, nè vi appaiono infrequenti i luoghi, ove, vinto dall' andazzo del seeolo, eade nel triviale, nel declamatorio, nel falso. Pochi danno a diveder d'avere studiato; quanto il Tornielli, le prediche del Segncri. Ma più ehe il buono tolse da lui il difettoso, l'abuso eioè dell' erudizione delle citazioni de' luoghi della Bibbia e de' Padri, eh'egli riporta sempre senza versione. E se può stargli a petto sino a un certo pnnto nella schietta eleganza, gli rimane molto al disotto nella trattazione degli argomenti, eh'ò in generale assai searsa e povera affatto di dottrina.
   Col Tornielli si chiude la serie degli oratori saeri, ehe levarono di sè maggior grido nel seeolo XVII e ne' primi einqnant'anni del XVIII. Nessun miglioramento derivò dall'esempio di lui, eome neppure da quello del Segncri all'eloquenza del pulpito. Il Gozzi, eonoseitore de' Padri greei e latini, di taluno de' quali tradusse bellamente qualehe squareio, lamentava pure ehe andassero
   In calca ascoltatori, ove s'infiora Con lisciato parlar peìisier sottile, E sofistiche prove. E dove meno S'intende e dove più s'esce dal vero, Ivi, oh buono! si grida, oh maraviglia! Qual dotto ingegno, qual favella d'oro!
   E lamentava del pari, ehe u la masehia eloquenza », figlia della Bibbia e del Vangelo,
   Che mai non esce d'argomento, e batte Come sodo martello in uman petto, Tendendo sino al fin sempre ad un punto,
   si bandisse spesso u agli ignudi scanni ». Lamentava ehe in eambio della morale si prediligesse intelligenza
   Di botanica meglio, o notomia, Che fuori del Vangel porti sovente Chi parla, e il core all'uditor sollevi.
   Al quale seopo, dic'egli, ritraendo al vero il vano e pomposo predieator de'suoi tempi,
   La pittura anehe giova; e se ragiona
   Di bosco o monte, è ben ehe ad una ad una
   Le querce Vorator dipinga e i rami,
   E degli augelli il leggiadretto piede,
   Che per quelli saltella; orride balze,
   Macigni duri, e torbido torrente
   Che fra dirupi impetuoso caschi.
   Giungavi l'invettiva, e furioso
   LI santo legno, su eui Ci isto pende,
   Con l'una mano veemente aggrappi,