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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   l/ ELOQUENZA. 153
   Non pur questo il Seme ri vuol essere proposto a modello d' oratore sacro. 11 Giordani, scrivendo al Leopardi, non li a dubitato di paragonarlo a Demostene. Ma il metodo 111' egli tiene è simile in tutto a quello dell' eloquenza forense, che non ben si confà con gli argomenti religiosi. Certe verità abbisognano, ad essere intese meno della persuasione dell'intelletto, che della commozione del cuore. S'insinuano cioè più facilmente per quella semplicità e per quell'unzione ch'è tutta de'Padri. Non che dalle prediche del Segneri non si possa imparar molto per ciò che si riferisce alla lingua, allo stile, e diciamo anche alprocesso del ragionamento. L'eloquenza sacra non sarebbe forse in Italia così al basso, ove i predicatori avessero saputo far 1' uso, che pur si avrebbe dovuto, del a Quaresimale » e de' a Panegirica ». Nocque piuttosto il foggiarvisi troppo servilmente nell'elaborazione degli assunti, nello sforzo troppo teso di convergere tutte le prove ad un segno prestabilito, e in quell'artifizio che non sa dissimulare il fare troppo compassato del retore. Più degni d'esser proposti, siccome esemplari eccellenti di catechesi, sono il u Cristiano Istruito » e 1' u Incredulo senza scusa » : dove appare meno artificiata la condotta e più limpido il dettato. E d' esser scelta a modello di scrivere ascetico è più meritevole aneora la u Manna dell'anima », preziosa sopra tutto per la purezza della lingua e per la disinvoltura dello stile.
   Il Segneiv non s'esercitò solamente nell'eloquenza del pulpito. Si sa che attese in pari tempo alle missioni, dov' è forza usare una parola semplice e piana, accessibile ali intelligenza degli stessi idioti. Della indefessa operosità e delle prove di santità, delle quali fu vivo esempio per tutta la vita, parlano con ammirazione i biografi. A temperarne alcun poco i giudizi viene dopo due secoli 1' epistolario a' Principi di Toscana, pubblicato, non è molto, in Firenze. Il Segneri delle lettere, ricche di modi elettissimi e di voeaboli bene appropriati, non è in tutto il Segneri delle missioni, zelatore della gloria di Dio e della salute dell' anime. Di fronte alle testimonianze di santità vi si manifestano gli esempì delle umane debolezze. Nelle lettere, scrive 1' editore, u tu pure vedrai ai furori dello zelo religioso congiunta l'arguzia dell'uomo esperto de'mondani negozi, la destrezza d' un faccendiere, la scienza pratica della vita, 1' operosità infaticabile di un direttore di polizia; vedrai il penitente, che piange, ehc prega, che si flagella, e ad un tempo il devotissimo servo .d'un tristo principe e il frate cortigiano, che non ha il coraggio di resistere alle altrui basse voglie ».
   Il Segneri, molto innanzi con 1' età e già chiamato a predicare da tre anni nella cappella del ^ aticano, venne a morte nel 1694. A succedergli nell'onorevole uffizio fu invitato Francesco Maria Cassini d'Arezzo. Coraggioso più del suo predecessore nel tuonar contro i vizi de' grandi con quell'enfasi tronfia e rumorosa, che costituiva uno de' più gravi difetti del secolo, ebbe lodi superiori ad ogni dire e la porpora cardinalizia. Le prediche, che di lui si son pubblicate, non hanno tardato a modificarne i giudizi. Il Cassini non può sostenere sotto nessuno aspetto d paragone del Segneri. L'esser vissuto nello stesso tempo, anzi qualche decina d'anni dopo, non bastò a fargli avvertire il nuovo indirizzo che avrebbe dovuto regolare 1' eloquenza del pulpito. Dicasi altrettanto del Bassani, del Bei-lati e più ancora di Sebastiano Paoli, morto in Lucca, ove nacque, nel 1751 in età di sessantasette anni. De' molti plausi, che lo accompagnarono per parecchie città di Italia, non si ripercuote neppure un' eco lontana. L' esempio del Segneri valse assai poco anche a Quirico Rossi vicentino, morto a sessanta quattr'anni nel 1760. L'ordine e l'erudizione non bastano a salvarne dalla comune diluenti», anza le prediche, aride in generale di movimento e d'affetto. 11 suo nome vive piuttosto per un sonetto sulla Purificazione, che dopo un secolo e mezzo proponesi ancora quale modello di buon poetare.
   Grido maggiore s' ebbe Girolamo Tondelli di Novara, morto il 1752 in età di einquantanovc anni. Giudicherebbe tortamente chi gli negasse abbondanza, facondia ed affetto o, con altre parole, le facoltà del vero oratore. Ma ciò che
   Moksolin. 20