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CAl'ITOLO NONO.
Primo ed unico a opporre un argine a tanta corruzione fu Paolo Segneri, nato in Nettuno di Roma il 1 (321. Educato nel Collegio romano e abbracciatosi giovane ancora alla religione de' gesiiit i, predilesse gli studi letterari sotto la scorta del Pallavicini, clic ne presagi tin da'pnmi momenti la più felice riuscita. Suoi primi esercizi furono le versioni d'alcuni squarci delle Orazioni di Cicerone e d'una Dècade intera delle u Guerre di Fiandra » di Faniiano Strada. Varcata la giovinezza, risolse di darsi esclusivamente alla eloquenza sacra. I modcll clic si propose, furono i grandi oratori di Atene c di Roma. Su questi profani esemplari piuttosto che su'Padri della Chiesa, o su Bossuet, su Massillon, su Bourdalouc, i tre Francesi ch'empirono della lor faina l'intera enstianità, modellò il suo u Quaresimale » e i suoi u Panegirici ». Figlio del secolo in cui visse, non valse per altro a serbarsi immune da' difetti comuni per un eerto abuso di dottrina, di luoghi scritturali, di citazioni, d'esempi. Nella scelta de'fatti, ch'egli espone in conferma alle prove, manca in generale di critica. Vi hanno narrazioni aliene affatto da ogni verosimiglianza. Talvolta d Segneri fa sfoggio d'una dottrina ehe avea già fatto il suo tempo in forza specialmente del nuovo indirizzo, infuso alla scienza dal Galilei e dalla sua scuola. Vano anch'egli, come i suoi confratelli, non sa guardarsi del tutto dall'artifizio rettorico e da quella copia di contrapposti, di traslati e di figure, eli'è d'altra parte un abuso degli scrittori anche più corretti del secolo. S'aggiunga a tutto questo u l'amore de'paradossi, per cui talora indebolisce e talora falsa, come avverte d Zambell:, perfino la verità, ehe si propone di dimostrare ».
Dove il Segneri vince di gran lunga non solo i contemporanei, ma rivela una caratteristica tutta sua propria, è nell'orditura delle prediche, nell'ordine degli argomenti, ne' legamenti de' concetti, nella struttura delle sentenze, nel calore de'movimenti, nella tessitura e nella forma delle narrazioni. La soverchia imitazione delle Orazioni di Cicerone rende bensì più evidente in lui il far del forense, inteso di preferenza a convincere, che dell' uomo apostolico, dal quale si aspira al trionfo per via della commozione; ma non per questo gli si vuol negar 'lode d' unità e di progresso felice nelle prove, onde sa condurre il discorso, svolte sempre eon ricchezza di locuzione, con varietà ed efficacia d'immagim anche dove scarseggia la materia e son deboli gli argomenti. Lo studio, ehe pur si rivela dell'arte, non sa rendere meno accessibili all'intelligenza comune le ventà predicate. Alla u semplicità della lingua, dove » il Segneri « vai molto » e alla « naturalezza dello stile, che, come scrive il Bonghi, abbandona di rado », è dovuta sopra tutto quella chiarezza e quella evidenza, ehe costituisce uno de' pregi principali dell'orator sacro. E in ciò le prediche prevalgono a' panegirici, dove l'eccesso del linguaggio metaforico e della de(dainazione lo fa talvolta traviare. Dell'ideale del suo studio piuttostochè di quello che appar sempre dagli scritti, discorre sapientemente egli stesso. « Ho procurato nella locuzione di metter ogni mio studio, come ritrovo che ve lo posero non ordinario un Leone, un Girolamo, Un Grisostomo, un Cipriano, talun altro de' Padri, fra noi più tersi. L la ragione che a ciò mi ha mosso si è, perchè l'esperienza c'insegna che il parlar nitido a nessun antico oratore scemò credenza; laddove l'imperito e l'inculto continuamente ingeneri vilipendio. Wm in questo medesimo mi son dovuto contener dentro i limiti di quella facilità sì difrieoltosa, ehe rende il dire quasi simile ad un cammino, fiorito no, pia sì agiato ed andante. Questa nettezza, se ben si mira, è ordinata non a lusingar l'uditorio, ma a rispettarlo; e così ho creduto non esser disdieevole, ber.ehè sia di somma fatica. E nella stessa maniera, quanto alla lingua, ho riputato certamente mio debito il sottoponili eon rigore non piccolo a quelle leggi, ehe sono in essa le riverite generalmente e le rette, per non violarla qual Italiano ingiurioso. Con tutto ciò chi non vede che, salvo il mio intendimento, io non ho potuto, nell'obbì-garla di voci splendide e scelte, servire al lusso, ma al solo decoro? ».