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CAl'lTOLO OTTAVO.
gli onori c gl'inviti, clic gli vennero più volte, di recarsi professore ci Padova, a Torino ed a Roma. L'azione, recata nel campo degli studi, non gli impedì di mostrarsi parroco zelante a un tempo e operoso. Il sentimento cristiano, onde spirano gli scritti, si parve vivo in lui ed efficace nella cura spirituale delle anime, e in tutti quegli esercizi di earità, elle costituiscono la caratteristica del vero pastore. È dovuto alla pietà veramente esemplare di lui, se Benedetto XIV ni rifiutò di condannarne, coinc pur si brogliava, gli scritti in difesa de' diritti degli Estensi. Dall'Evangelio attinse il franco coraggio ora contro i principi c ora nel biasimare gli Italiani, schiavi dello straniero, arrabbiati, invidiosi e nemici capitali degli studi. La santità della vita non valse però a salvarlo da'eolpi degli emuli. Il Cenni e il Fontanini lo tartassarono nelle difese ch'essi fecero de' diritti temporali de' papi: il Quirini si bisticciò per il desiderio, espresso da lui, d'una diminuzione delle feste-, il Zaecaria, che col Maffei lo aveva colto in isba-gli di paleografia e di latinità, lo accusò d'austriacante per una collana d'oro regalatagli da Carlo VI. Costretto alla polemica, non seppe guardarsi talvolta da una ecrta vivacità. In nessuna congiuntura smentì però quella carita di cui diede i più splendidi esempi per tutta la vita.
Affinità di studi eoi Zeno e col Muratori, e titoli pressoché uguali alla gloria ebbe Scipione Maffei, nato e morto in Verona a ottantacinque anni il 1755. La vita militare, a eui attese in giovinezza, i viaggi, gli studi della poesia non gli tolsero di spaziare per altri campi dello scibile umano. Cultore della teologia, s'oppose con la ti Storia della dottrina della grazia divina » a'Giansenisti, impugnò col libro sull' ti Impiego del danaro » la rigida tesi di quelli ehe qualificavano usura qualunque anche mìnimo luero; confutò col trattato de a Teatri antichi e moderni » l'opinione del Còneina, che faceva tutt'uno il teatro e 1 peccato mortale; distrusse, in onta alla taeeia d'incredulo, venutagli dal Tartarotti, i pregiudizi sull'arte magica. Addentratosi nella filosofia, dettò le eento conclusioni d'amore, giudicate dal Salvini altrettanti ragionamenti; e mostrò in apposito seritto la vanità della scienza cavalleresca, corroborandone di vasta erudizione le prove. De'più indefessi nella eollaborazione del u Giornale de'Letterati », vi prepose la dotta prefazione; eompilò estratti di libri e tra gli altri dell'opera principale del Gravina; dettò in sei grossi volumi le ti Osservazioni letterarie ». Con 1' u Istoria Diplomatica » insegnò a distinguere i documenti veri dai falsi; mentre della sua perizia in siffatta materia rimane un bel saggio nella u Favola dell'ordine costantiniano», ove dimostrò una fola il diritto di creare i cavalieri di San Giorgio, perchè appoggiato a non altro che a due carte apocrife. Invitato a Torino, raccolse lapidi e monumenti, de'quali adornò per commissione di Vittorio Amedeo II i portici dell'Università. L' opera più famosa è per altro la u Verona illustrata ». Il Maffei la divide in tre parti. Tratta nella prima la storia di Verona dalle origini a Carlo Magno, amplificando il racconto con considerazioni generali e al suo tempo rarissime intorno alle condizioni delle altre città, alle arti, a'eostumi, alla religione, all'agricoltura, al commercio, all'industria e ai problemi capitali del medio evo. Discorre nella seeonda degli scrittori veronesi. S'intrattiene nella terza intorno alle antichità c segnatamente all'Arena, Alla a Verona Illustrata » fa seguito il u Museo Veronese », un libro nel quale il dotto uomo dichiara il Museo ch'egli avea raccolto e stabilito pure in Verona, L' opere del Maffei, e segnatamente le relative a Verona, sono preziose non solo per la molteplicità delle notizie, ma per l'acume della critica e la bontà del dettato. Le persecuzioni e perfino l'esiglio, a eui fu dannato per opera degli emoli e sopra tutto de' teologastri fanatici, non valsero a scemargli la stima e l'onore dell'Europa, dell'Italia e in modo particolar de'Veronesi, ehe a lui, vivo e morto, professarono sempre una specie di eulto.
Ingegno forte ed aeuto fu Pietro Giannone, nato in Ischitella della Capitanata nel 1676. Trasferitosi giovane a Napoli, si diede agli .studi legali, incoraggiatovi speeialmente da Gaetano Argento, famoso avvocato, nelle eui case sole-