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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   Li A STORIA.
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   rancio tìnti viaggi e strano avventure, serisse de'fatti del 1G3G. ila più che per sì fatta narrazione il suo nome va tristamente famoso per pozzi amori e per un'infinità di scritti sacri e profani, ora ascetici, ora osceni, ora empì, ora satirici contro i principi, contro la Chiesa, i cardinali ed i papi, per i quali s'ebbe mozza la testa in Avignone il 1(544, nella giovane età di soli ventinovc anni. Degno emulo del Pallavicino fu Gregorio Leti, nato in Milano nel 1,03, il quale, abiurata la fede cattolica per farsi calvinista, visse errabondo a Losanna, a Ginevra, a Parigi, a Londra c in Olanda, ove finì di vivere il 1701. Ne' suoi scritti, unico mezzo di sostentamento, più ehe alla verità attese a ciò che col destare la comune curiosità gl si potesse far sorgente di lucro, u La Giusta Bilancia, in cui si palesano tutte le massime di Roma e dei cardinali viventi, i Precipizi della Sede Apostolica, l'Itinerario della Corte di Roma, la Strage de'Riformati innocenti, Roma piangente e il Vaticano languente, il Giudicato di Alessandro VII col suo viaggio all' altro mondo, la Vita di donna Olimpia Maildacchini, cognata celebre d' Innocenzo X » sono veri libelli non tanto contro gli individui, quanto contro lo stato} la morale e la Chiesa. Denigratore e adulatore ad un tempo, scribacchiò storie prolisse e scolorate sulla Francia, sull'Inghilterra, sul Belgio, sulla Spagna, su Sisto V, su Filippo II, sul duca d' Ossuna, sulla regina Elisabetta, piene zeppe d'invettive, di sarcasmi, di maldicenze e di baie contro Roma, contro i prelati e i pontefici. Nel Ferrante e nel Leti rivisse incarnata, se così si può dire, la schifosa figura di Pietro Aretino, infamia del secolo, che gli diede la vita e ne tollerò lo sfacciato ed empio procedere.
   La storia, comunque coltivata da spiriti eletti, non aveva saputo svincolarsi sino a questo punto da certe norme rettoriche, bandite ad un tempo da'trattatisti e dalle cattedre. V'era mancato sopra tutto il soffio vivificatore della critica. Ma con la diffusione della nuova vita scientifica, che, iniziata dal Galileo nelle discipline positive, veniva a toccare un segno insperato col Vico anche nelle morali, la storia sente pur essa il bisogno di quella osservazione che aveva condotto alla scoperta di nuovi mondi nel cielo, nella terra e negli esseri tutti dell'universo. Gli scrittori non si contentano più di ritessere, secondo le norme dell'arte, ciò che s'era ciecamente ripetuto per una lunga serie di secoli; gareggiano invece di risalire alle fonti, d'interrogare i monumenti, d'istituire raffronti, di raccogliere da per se stessi i responsi. Ed è tanta in ciò l'intensione dell'animo, che lo scrittore v' dimentica quasi quel culto dell'arte che rende pregevoli, fino a un certo segno, le storie del Davila, del Bentivoglio, del Pallavicini e diciamo anche del Bartoli. Primo a correre il nuovo arringo fu Francesco Bianchini nato in Verona il 1G62. Ospite in Padova e allievo del Montanari, s' approfondì, giovane ancora, nelle matematiche. Della sua perizia nella scienza del calcolo son prova due dissertazioni latine sulle riforme del Calendario, anteriori alla gregoriana, il gnomone costrutto in Roma ne'da chiesa di Santa Maria degli Angeli a somiglianza di quel del Cascini in san Petronio di Bologna, e le varie osservazioni su Venere, di cui determinò la paratasse e il periodo e la natura della rotazione. Ma la disciplina, alla quale dedicò in Roma la massima parte della vita, duratagli sino al 1729, fu la storia. Molte sono le indagini ch'egli condusse sugli avanzi antichi di Roma. Il nome però di lui va famoso principalmente per la u Storia universale provata con monumenti e figurata con simboli degli antichi ». Scopo di questo lavoro magistrale era quello di rimpolpare il nudo scheletro, che per mancanza di scrittori., porge, specialmente ne'tempi più antichi, la cronologia. Il concetto della grand'opera fu diviso in tre parti, dalla creazione del mondo ad Augusto, da Augusto a Carlo Magno, da Carlo Magno agli ultimi tempi. Di questo vasto disegno il Bianchmi, distratto da cure molteplici, non potè colorire che una breve porzione della prima parte, quella cioè, che dalla creazione giunge a tutta la monarchia degli Assiri. Gli intelligenti vi lodano la singolare perizia, con la quale 1' autore sa dare la spiegazione dei simboli c applicarla alle lacune della crono^