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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   13G
   CAPITOLO OTTAVO.
   nomo di scrittore facondo ed elegante fece sì ehe 1 Superiori dell'Ordine gli commettessero^ verso l 1*350, la stona della Compagnia, narrata sino allora in buon latino dall'Orlandini e dal Saechhii. Il Svrtoli divide il suo lavoro in tre parti Nella prima, cli'e la più voluminosa, narra le cose operate da'Gosuiti nello ìndi''' Orientali, nel Giappone e nella China : espone nella seconda ciò clic si fece dalla Compagnia nell'Inghilterra; tesse nel terzo la storia dell'Ordine in Italia. È premessa, quasi introduzione all'opera intera, la u Vita di sant' Ignazio » e vi si accompagnano, come accessori, le vite di Francesco Borgia, di Stanislao Kostka e d'altri Santi della Compagnia. Chi, senz'acquietarsi all'apparenza, cerea la sostanza delle cose, non potrà eorto annoverare il Bartoli tra gli storici di vero merito. Gli fa difetto anzi tutto la critica, ehe vaglia lo notizie, e il sentimento ohe avviva il racconto. Nella sua storia è un aeeozzamento disordinato di avvenimenti strani, un affastellamento di oasi i più lontani da ogni aspetto di vcrosimi.lianza. L'arte del Bartoli sta tutta nel lusso delle descrizioni, ove sfoggia una ricchezza di^ voci molteplici c varie, una novità di frasi peregrine e smaglianti, ehe abbagliano di primo tratto il lettore. E pure, anche riconoscendo che pochi o nessuno
   10 pareggia in ricchezza di lingua e in vivacità di modi, non c possibile consentir col Giordani che lo giudica terribile, stupendo, unico, singolare e tale, a dir breve, che nelle storie voli eom'aquila al di sopra di tutti gli scrittori italiani. Più giusta mi pare la sentenza del Balbo ehe lo qualifica, senza tanti riguardi, un vero parolaio; tanto lo rendono noioso il periodo affaticato, lo studio di non dire le eose_ che per larghe perifrasi, il vezzo d'accumulare imagini a imagmi, colori a colori, il fare, a dir breve, che, secondo il Bonghi, fa del Bartoli u uno scrittore nullo, mancante di pensiero, di vita, di verità, affastellato, farraginoso, senza chiarezza, senz'ordine, d'uno stile posticcio c artificioso, d'una lingua copiosa sì, ma mescolata e accozzata senza discernimento ». Il Giordani ha detto ehe nella forma di serivere del Bartoli nessun critico potrà mai trovare un minimo indizio o soggetto de' vizi letterari del secolo XVII. A dimostrare non vera del tutto questa sentenza basterebbero, non foss'altro, i titoli concettosi de'trattati morali, quali la u Ricreazione del savio », 1' u Uomo di lettere », i u Simboli trasportati al morale », la u Povertà contenta », 1' u Eternità consigliera », dove con l'espressione è lambiccato spesso anche il pensiero. Dicasi altrettanto de'trattatelh scientifici sul ghiaccio, sulla tensione e pressione, sul suono e l'udito; u tesi peripatetiche, indegne, dice il Cantù, di venir dopo il Galilei ». Maggior grido ebb<; il u Torto e il diritto del non si può » ; nel quale per far dispetto a' cruscanti si sostiene non esservi quasi errore in fatto di grammatica e di lingua, cui non sia dato difendere eon ottimi esempì. Studioso del pari che pio, il Bartoli finì di vivere in Roma nel 1685.
   Degno d'esser ricordato è Odorieo Rinaldi di Treviso. Preziosi più per la eo-pia de'doeumenti che per l'acume della critica, sono i suoi u Annali » di stona eeelesiastiea, ehe dal 1198, ove hanno fine quelli del Baronio, si conducono al 15G5. E pregevole e pur il compendio che degli uni e degli altri ha dati in corretto volgare. Le fatiche del Rinaldi furono imitate dall'Oldoini e dal Vittorclli per ciò che si riferisce alla continuazione delle Vite de'Cardinali del Ciaeeonio. Quel ehe vi si desidera è la critica del pari che nella u Storia generale de'Concili » di Marco Battaglini e nell'altra u dell'Eresie » del Bernini, figliuolo allo seultore, scoloriti entrambi e prolissi. Si leva più in alto Enrico Noris di Verona, professore da prima di storia eeelesiastiea in Pisa e poi cardinale, morto in Roma nel 1704 in età di scttantatrè anni. Meglio ehe per le opere d'antichità saera e profana, va famosa la- u Storia Pelagiana », ch'egli dettò giovane ancora e per la quale fu fatto segno alle persecuzioni più nere. Ricco di erudizione recondita e copiosa,
   11 lavoro non si circoscrive soltanto alle vicende della Chiesa ; l'autore sa gettare nuova luee, ove oeeorra, anehe sulla storia civile.
   Numerosi del pari sono gli scrittori ehe posero l'ingegno a scrivere de'fatti