13G CAPITOLO OTTAVO.
eanimento col quale sostenne le ragioni della Signoria di Venezia nelle eontrover-sie eon Roma, li a pure un posto eminente ne' fasti della letteratura. In Mantova, e novizio ancora nell Ordine de'Serviti, erasi stretto in famigliarità con Camillo Olivo, vissuto al servizio del cardinale Gonzaga. Concepito sin d'allora il disegno di serivero la storia del Coneilio di Trento, vi si era fatto ad attingerne lo notizie dalla viva voee dell'esperto gentiluomo. Gliene erebbe suecessivamento il eorredo la conversazione avuta in Roma eon Giambattista Castagna, prima cardinale e poi papa col nome d'Urbano VII, intervenuto, in qualità di scrittore de'deereti, al Concilio. Alle notizie raccolte dal labbro de'contemporanei, aggiunse
10 studio delle fonti. Le lucubrazioni e gli uffici molteplici, ami ali attese per tutta la vita, non tolsero a lui d'attuare col tempo il suo primo disegno. La a Storia del Concilio Tridentino », nella quale si propose di far eonoseere u l'Iliade del seeolo », narrata incompletamente dagli scrittori eontemporanei, è uno de'più grandi monumenti della letteratura italiana. Il Sarpi sa inspirarvi per entro 1 soffio animatore, ehe riformava contemporaneamente la seienza. Novità di vedute, forza di raziocinio, calma costante nell'esame de'fatti, sono i pregi che spiec.ano maggiormente nell'insieme dell'opera, mirabile in pari tempo per l'armonia delle parti eoi tutto, e una eerta facilità di dettato, non dirò elegante, ma sempliee, limpido, efficace, avvivato di eontinuo da frizzi, da sali e da vivaeità, ehe v'imprimono una fisonomia tutta propria. Il lettore non sa provarvi nessuno di que' sensi di disgusto, di stanchezza e di noia, da'quali non vale a salvare il fare più eorretto, ma soverchiamente prolisso, del Pallavicini, del Serdonati e del Bartoli.
A questi pregi così nuovi ed eminenti da dischiudere una nuova via agli scrittori di storia, non si pareggia per altro lo studio imparziale della verità. Il Sarpi attese bensì all'opera sua con una pazienza da anacoreta; si giovò, secondo
11 costume del tempo, di quanti storiei aveano scritto sull'argomento; trasse notizie nuove da documenti preziosi e in modo particolare dalle relazioni degl. ambasciatori veneziani; ma non vuoisi per questo tacere ch'egli cita di frequente anche diari e earte che non furono mai scritte; toglie di preferenza dagli stori jì, quali il Giovio, il Guicciardini, il De Thou, l'Adriani, ciò che vi ha di più risentito; si diletta in modo particolare dello Sleidan, di eui è nota l'avversione alla Curia di Roma; altera spesso i documenti per farli servire eon poca lealtà alle sue mire. Nè l'insieme delle dottrine ch'egli professa nella sua storia, sono pienamente ortodosse. I giudizi, ne'quali non riconosce in generale altra autorità ali infuori della ragione, puzzano alquanto d'eterodossia. Tra gli errori ehe si potrebbero rilevare nella sua storia, sono la interpretazione personale della Bibbia, la noncuranza, per non dire il disprezzo, della Volgata, il ripudio degli ultimi de'libri canonici, la separazione dell'esegesi dalla dottrina de'Padri, il rifiuto della tradizione. Le dottrine sul peccato originale, sulla grazia e sulla giustifieazione sono le stesse del Chemnitz, il teologo più avverso forse d'ogni altro al Concilio. L'ideale del Sarpi è la riforma della Chiesa ; ma è un ideale da doversi attuare secondo i concetti attribuiti ad Adriano VI, il quale, confessando che il male era derivato dagli abusi della Curia Romana, avrebbe promesso una piena riforma, quand'anche gli fosse stato forza a ridursi senz'alcun dominio temporale e aneo alla vita apostolica ». Fermo nel voler la Chiesa sottomessa alla direzione territoriale, condanna la gerarchia a nata d'ambizione papale e d'ignoranza de'principi ». E più che eon ogni altro l'ha eon la Corte romana, di cui contesta aecanitamente le nuove pretese. Nella u Storia del Coneilio Tridentino » sta in germe il eoncetto dell'indipendenza de'prineipi dall'autorità eeelesiastica, svolto due seeoli più tardi dal Febronin e attuato da Giuseppe II. E perciò non ha torto il Ranke quando diee che al Sarpi devono i principi il consolidamento della loro assolutezza; nò dà in fallo il Cantù quando scrive ehe gli vanno obligati del pari a i nciniei del catolicismo », eui il terribile Servita « affilò le armi, più micidiali, quantoehò so ramini strato da un Cattolico ». Perocché la originalità » del Sarpi consiste nel vestire-