Stai consultando: 'Storia della Letteratura Italiana Il Seicento', Bernardo Morsolin

   

Pagina (146/179)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (146/179)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   LA STORIA.
   137
   gui paura. Provetto nella filosofia, nelle matematiche e nelle lingue latina, greca ed ebraica, abbraccia a tredici anni la religione dc'Serviti. Gli studi a' quali b> dedica con tutto l'ardore dell'animo, sono i teologici. Salito in bel grido per un pubblico saggio, dato in presenza di Guglielmo di Mantova, c invitato, poc'oltre i vent'anui, a leggere filosofia a'Scrviti di Venezia. Ingegno forte e indipendente, non si accomoda, come i più de'contcmporanei, alle dottrine d'Aristotele. Da un trattato, analizzato magistralmente dal Foscarini, appare manifesto che il Sarpi ha precorso il Locke nelle teoriche intorno all'idee. La filosofia, quale egli la rigenera, gli si fa giuda infallibile nello studio della natura. D'una mente istessa col Galilei, sente fin da principio il bisogno di lasciare le astrazioni fantastiche per giovarsi de'sensi. Settecento pensieri manoscritti danno a divedere com' egli avesse saputo addentrarsi nella geometria, nell'algebra, nella meccanica, nella fisica, nell'astronomia, nell'arcometria, nell'idraulica, nell'architettura e nella anatomia. Alcuni de'contemporanei attribuiscono a lui la scoperta della circolazione del sangue, per la quale si rese poi famoso il nome dell' Harvey; e la scoperta dell'uvea, che, secondo il Portelfield, compendia un intero sistema d'ottica, matematico e fisico. Nuove e peregrine sono le sue osservazioni intorno all'ago magnetico, all'acqua, all'aria, agli specchi ustori e alle fasi lunari, per le quali prevenne il 'Gilbert, il Vieta, il Galileo, il Cavalieri e il Keplero. Oracolo del tempo, in cui visse, è ricercato a gara dagli uomini più eminenti per dignità, per bontà, per sapere. Il Duca di Mantova lo nomina suo teologo, San Carlo Borromeo lo elegge suo confessore, Sisto V fa fermare la sua iettiga per averne un consulto, Giambattista Porta, l'Acquapendente e il Galilei pendono maravigliati dal labbro di lui.
   Giovane, il Sarpi s'era esercitato nella teologia. Gli studi successivi della filosofia e particolarmente dell'etica, così affine alle massime del Vangelo, lo traggono a internarvisi con sempre crescente profitto. Ma la sua non è una teologia Ingombra di forme e di cavillazoni scolastiche; è invece una scienza nutrita delle dottrine de'Padri e corroborata dagli esempi della storia ecclesiastica. I suoi consulti sono apprezzati altamente, non solo in Venezia, ma in Roma, ove promosso del 1585 procuratore dell' Ordine, vive caro a' prelati, a' cardinali ed a' papi. Quelle che lo mettono in sospetto a Clemente VIII, sono le corrispondenze epistolari con gli uomini più dotti del tempo e con taluni specialmcntc che appartengono a comunioni diverse dalla cattolica. Necessitato a riparare in Venezia, pone l'ingegno a propugnare le ragioni della Signoria nella famosa lotta che porse argomento all'interdetto di Paolo V. Gli scritti di polemica, per lo più teologica, ch'egli dettò nella famosa congiuntura e contro assai valenti campioni quali il Baronio e il Bellarmino, sono, se così si può dire, senza numero. Anche disapprovando gli eccessi a'quali si lasciò trascinare, è forza riconoscere nel Sarpi una vastità di dottrina e una potenza di raziocinio, nuovo affatto in que' tempi. E moltiplicità di erudizione e forza di argomentazioni, in onta a una certa intemperanza nel contenuto e nella forma, voglionsi segnalare del pari ne'diversi scritti co'quali si fece ora a propugnare i diritti della Repubblica sull'Adriatico, contrastati dagli Austriaci, dagli Spagnuoli e da'Romani, e orala origine e la natura de'beneticì e delle immunità ecclesiastiche. Il Sarpi sostiene in questi e negli altri scritti, pubblicati in occasione del famoso litigio, le ragioni del potere civile contro l'ingerenza del papa. Nega anzi a quest'ultimo ogni podestà su'prin-cipi temporali, ne'quali riconosce invece tant'autorità su'beni e sulle persone ecclesiastiche, quanta su'sudditi laici. A' Veneziani consiglia la depressione de' nobili poveri, la spogliazione de'privilegi goduti dalle città di terraferma, l'oppressione de'popoli d'oriente, la corruzione, le leggi più severe contro la stampa e contro i Gesuiti, e, ove occorra, anche lo sterminio de' più faziosi ne' consigli e nelle assemblee comunali.
   Il Sarpi, famoso nella storia civile per il coraggio e/ diciamo anche, per 1 ac-
   MoRsouy. 18