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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   LA STORIA.
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   non senza intcrcssse, come si legge di lui anche il Diario, prezioso sopra tutto per le peregrine notizie che vi si contengono intorno alla famosa rivoluzione di Masaniello. Esercitazione più di scuola che vera storia, è la u Congiura di Gian Luigi Fieschi a d'Agostino Mascardi; nò una tal quale ragionevolezza basta a fai sì che si leggano ancora le storie piemontesi del Tesauro e di Lodovico Dalla Chiesa, le nizzarde di Pietro Gioffredo e le pisane dettate, scrive il Cantù « eon ingenua, se non arguta ricerca del vero », da Raffaello Roneioni. Maggior grido con-nettesi al nome di Giambattista Nani, nato in Venezia nel 1616. La vita, condotta in Roma, in Francia e in Alemagna, ove dimorò per molti anni ambasciatore della Repubblica, procacciò a lui una larga conoscenza degli uomini e delle cose. Tornato in patria, ove morì del 1677, sostenne ad un tempo e con lode gli onorifici uffic-i di riformatore dello Studio di Padova, di Procuratore ^ di san Marco e d'istoriografo della Signoria. La sua t< Storia della Repubblica Veneta » è divisa in due libri: sono esposti nel primo gli avvenimenti compiutisi tra il 1613 e il 1671; è tessuto nel secondo il racconto delle guerre co'Turchi. Immune da'vizi del secolo, il Nani si fa ammirare per la facilità, correzione e, diciamo anche, eleganza del dettato. Dove difetta è ne'giudizì, ne'quali non sa vedere più in là della corteccia de' fatti. Bella accoglienza s'ebbe negli stessi tempi la narrazione de' fatti gloriosi della Repubblica contro Maometto IV dettata daPietro Garzoni, pur di Venezia. Della sua vivacità storica dà testimonianza, non fosse altro, l'ingiunzione scoperta, non sono molti anni, di sopprimere certi passi relativi ali acquisto e alla perdita dell'isola di Scio; ne' quali il valent'uomo u con pericolosa esattezza avea svelato materie arcane gelose ».
   Con le civili non si pretermisero le storie ecclesiastiche d'Italia. Bellissimo concetto fu quello di Ferdinando Ughelli, nato in Firenze nel 1595, e morto in Roma a settantacinque anni. La sua u Italia saera », dettata in corretto latino, se non è sempre uniforme nella condotta per la necessità, ch'egli ebbe, di gio\ arsi dell'opera altrui, vuoisi però lodare per la copia e la bontà de'documenti. Nella storia delle sedi vescovili è compenetrata, se così si può dire, una gran parte della storia civile della nazione. Sulle orme dell'Ughelli camminarono Niccolò Coletti di Venezia, ehc proseguì la storia delle sedi vescovili fino al 1733, Rocco Pino e Cesare Caracciolo, che vi aggiunsero, l'uno la u Sicilia » e l'altro la u Napoli Sacra », senza dire de'molti che scrissero paratamente delle singole diocesi e delle singole chiese. Nò mancarono in pari tempo gli storici che narrassero le vicende d'Italia a' tempi loro. Ma a quanti è nota ora la « Storia della guerra d'Italia dal 1613 al 1630 » di Luca Assarino di Genova? Chi legge la « Storia d'Italia » di Girolamo Brusoni di Legnago, dalla quale, in onta alla negligenza dello stile e all'accusa di serittor mercenario, tolse intere pagine il Botta? Dove, se non forse in qualche catalogo bibliografico, s'incontrano i nomi di Gianfraneesco Fossati, di Giuseppe Ricci e di Paolo Maecio, ehc scrissero più o meno diffusamente degli avvenimenti compiutisi in Italia nc'primi cinquanta anni del secolo XVII?
   Più valenti, e per conseguenza più noti, sono invece gli scrittori ^ che scrissero vite degli uomini illustri. Va primo per ordine di tempo Gianvittorio, Rossi, morto a settant'anni in Roma, ove nacque, nel 1647. Di lui più clic le satire, le lettere, i dialoghi e le orazioni, è famosa la u Pinaeotheea » pubblicata del pari che gli alti i scritti sotto lo pseudomino di Iano Nicio Eritreo. Dettata in buon latino, si rende pregevole sopra tutto per le peregrine notizie che vi s' incontrano intorno a'ietterati più famosi del tempo. L'opera del resto non va esente da mende. Vi si trova assai spesso del superfluo, dell'indeterminato e del vago. Mancano non di rado le date e, ciò chc più importa, quella serena imparzialità, che dev'essere il primo requisito d'ogni opera storica. Non prive d'un eerto interesse, ma molto lontane dal merito della u Pinaeotheea », così per la sostanza come per la dizione manierata e contorta, sono il « Teatro degli uomini letterati » di ^Girolamo Chi-lini, gli « Elogi degli uomini letterati » di Lorenzo Crasso, la « Storia de'Poeti » di