capitolo ottavo
LA STORIA.
Girolamo Briani — Emanuele Tesauro — Tommaso Mazza — Camillo Pellegrini — Francesco Capecelatro —Giambattista Nani — Pietro Garzoni — Ferdinando Ugiielli — Niccolò Coletti — Giano Kiqil Eritreo — Carlo Dati — Filippo Baldinucci — Paolo Sarpi — Sforza Pallavicini — Daniello Bartoli — Odorico Rinaldi — Enrico jNoris
— FamiaIo Strada — Guido Bentivoglio — Arrigo Catarino Davila
— Galeazzo Gualdo — Vittorio Siri — Ferrante Pallavicino — Gregorio Leti — Francesco Bianchini — Apostolo Zeno — Lodovico Antonio Muratori — Scipione Maffei — Pietro Giannone — Francesco Ottieri — Giuseppe Agostino Orsi — Mario Crescimbeni — Saverio Quadrio — Giammaria Mazzucciielli — Pierantonio Serassi.
Le sinistre condizioni de'tempi non concedono agli Italiani del seicento di proseguire la storia per la via, tracciata così luminosamente dal Machiavelli e dal Guicciardini. Vi si oppongono sopra tutto due fatti: la mancanza generale di grandi avvenimenti nazionali, cagionata dall'inerzia dc'popoli, e la vigilanza sospettosa de'governi, che, rimorchiati dallo spagnuolo, non avrebbero consentito si esponesse, quale era veramente, la nuda realtà delle cose. Pochi per conseguenza e di assai scarso valore sono gli scrittori che abbiano trattato delle cose, non dirò dell'Italia contemporanea, ma della medioevale o dell'antica. Gli scrittori dc'fasti letterari ricordano appena la ti Storia d'Italia » dalla venuta d' Annibale al sacco di Roma di Girolamo Briani da Modena, il te Regno d' Italia sotto i Barbari » d'Emanuele Tesauro di Torino, la a Storia de'Goti » di Tommaso Mazza, confutata eruditamente da Francesco Sparavieri, e le « Storie de'Principi Longobardi » di Camillo Pellegrini di Capua, dettate in corretto latino. Più numerosi sono invece gli scrittori di cose regionali, per non dire municipali, d'Italia. Chi si desse a un esame accurato, troverebbe facilmente che a nessuna città, anzi a nessuna terra di qualche importanza, è mancato il suo storico. Non tutti però seppero trattare la materia come parecchi del secolo XVI. I più non vincono in pregio i cronisti del trecento, con la differenza per altro che alla schietta semplicità sostituiscono l'ampolloso e il contorto del tempo. Chi bramasse un saggio, d quale ritraesse a perfezione il fare di tali scrittori, non ha che a leggere la introduzione de' ti Promessi Sposi ». Levasi al di sopra del livello comune Francesco Capecelatro, nato in Nevano il 159G. L'arte militare, alla quale dedicò gran parte della vita, compiutasi in Napoli nel 1670, e gli uffici continui nel governo delle città, non tolsero a lui di approfondirsi nelle cose del Regno delle due Sicibc. La sua storia, dalla conquista normanna a Federico II, comunque non possa piacere per jina certa partigianeria in favore del potere a danno del popolo, si fa leggere tuttavia