LE SCIENZE MORALI.
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jli' egli dettò su questo argomento. Prima di mole e di merito è u 1' Origine del Uritto », dove fa suo, ordina, aeeresee e riduee a sistema quanto ^s' era detto la quelli che lo aveano preceduto. L' opera è divisa in tre libri. E materia al •imo la forma della Repubblica romana, l'origine, 1' incremento, la decadenza delle sue leggi e le notizie risguardanti i giurceonsulti più insigni. Sono determi-iiati nel sceondo i prineipì del gius naturale c delle genti, le origini della umana soeietà, i diritti della pace e della guerra; dopo di ehe si diseorre delle leggi mtiehe, del Codiec Papiniano c delle dodici tavole. Abbraeeiansi nell' ultimo le !eggi romane relative al diritto dei privati. Quello ehe il Gravina non potè fondere ne'tre libri dell' u Origine del diritto », espose in trattati aparte. Tra' più legni di speciale menzione sono le « Istituzioni di diritto civile », dov'è seguito .' ordine delle giustinianee, e il u Libro dell' impero romano ». L'autore diseorre n questo l'origine, le leggi, l'elezioni, la sede dell'impero, attingendone il concetto iall'esempio d'Augusto, l'unieo ehe corrisponda all'ideale d'un dominio universale,
I quale raecolga i popoli tutti sotto le stesse leggi e la stessa potenza.
Il mondo, entro il quale si aggira il Gravina, è, eome si vede, tutto romano. Jsegli scritti vari e molteplici egli fonde, se così si può dire, la quintessenza dc'suoi studi svariati ed immensi spceialmente sulle antichità greehe c latine. 1 suoi sforzi s'indirizzano di preferenza a rialzare la giurisprudenza dalla noncuranza a cui [' aveva dannata il culto eselusivo delle seienze positive, e a spirarvi per entro quel soffio vivificatore, da cui la diseostava l'opera eiarlatanesca de' mestieranti.
II veramente gli seritti del Gravina non difettano di germi feeondi, fatti poi frut-
• ire eopiosaraente da insigni giureconsulti, e tra gli altri dall'autore dello u Spi-
• to delle Leggi ». Non già ehe quanto si diee da lui, possa e debba aceogliersi nteramente e alla cieca. E giusto confessare ehe la smania di filosofar da per tutto lo trasse talvolta a ccrtc conseguenze che non sono legittime. Più storieo in generale che pensatore profondo, procede incerto e incompiuto ogniqualvolta da'fatti •isale a' prineipì metafìsici. Ha ragione il Cantù quando avverte, che il Gravina, immettendo il diritto del più sapiente, tutt'uno, a ehi ben guarda, eon quel del
'ìi forte, si aceosta all'inumanità di Hobbes. E dal Lcrminier s'è già notato che ' u Origine del diritto », considerata in relazione a' progressi ulteriori delle seienze giuridiche, non basta nè alla storia, nè alla filosofia della giurisprudenza. Chi non sa che gli studi de'due seeoli posteriori al Gravina, gettando una luee più copiosa, Unno fatto sparire tutti gli ingombri, che impedirono al filosofo di accostarsi per ntero al mondo romano? 0 da chi non si vorrebbe riconoscere che le origini c o vieissitudini delle leggi non possono più svolgersi senza una profondità e un'am-«lezza maggiore? Lungi il sospetto ehe il Gravina non abbia veduto nella storia ;omana più addentro e meglio di eiaseuno de' suoi contemporanei. Gli stessi, dai pialli si sono riconosciuti i difetti dell'opera di lui, non seppero sostituire un disegno che s' attagliasse più convenientemente al racconto della storia primitiva lei diritto. « I moderni, serive l'Emiliani, altro non hanno fatto che ricolorirlo e i più esperti ed astuti, spesso abusando di un frasario di convenzione e d'un nebbioso trascendentalismo, lo hanno qua e là deturpato con tinte più abbaglianti, ma false ».
S' è aceennato in altro luogo che il Gravina, profondo nelle lingue classiche non meno che nell'italiana , coltivò con amore l'arte letteraria. La sconeia viru-nza delle satire del Settano non avrà mai, io penso, tanta forza da spegnere od offuscare i molti pregi critiei, de' quali s'adorna il discorso sull'Endimione del Guidi. Le stesse tragedie, comunque prolisse c sbiadite, non vanno prive, quanto a eondotta, d'ottimi pregi. Non importa che negli esercizi poetici si confonda eo' più de' pastori d'Areadia, della quale fu socio e con la quale ebbe a sostenere i litigi, onde s' è altrove parlato. Anehc senza ammettere col Gioberti, che la « Ragione poetica » voglia 'riputarsi il trattato più cecellentc d'estetiea, di cui possa inorgoglire l'Italia, è furza convenire che il Gravina conobbe molto a fondo i precetti dell arte.
Morsoli n. ^