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CAI'ITOIjO settimo.
e morì, professore nello studio di Oxford, il 1(511 in età d'ottant'anni. Molte sono le opere, ch'egli ha lasciate e per le quali gli si dà vanto di giurista novatore. Per le dottrine insegnate ne'libri De legationibus, De potè,state regis abso-luta e De vi civium in vegeta semper iniusta è considerato, nient'altro, che il fondatore del diritto pubblico. Vuole per esse, chc le ambascerie, riguardate sempre e dovunque come una cosa santa, non trovino impedimento da differenza di religione, e chc i ministri dello Stato possano esser citati nelle loro azioni civili davanti a'tribunali. Più famosa d'ogni altra è l'opera De pure belli. Le dottrine, professate in sì fatta ^materia da quelli che lo aveano preceduto, non impediscono al Gentili di procedere con imparziale assennatezza. Per questa c per la novità delle vedute i posteri si accordano nel riconoscergli il merito d'aver librato sistematicamente e prima d'ogni altro il diritto de'popoli in guerra. Non per questo gli scritti di lui vanno immuni da dottrine men sane. Or cattolico c or protestante, fu rimproverato dal Bayle di non battere sempre una medesima via. Al testo fanno ingombro continuo le soverchie citazioni dalla Bibbia, damanti Padri, da'fi-losofi, da'giureconsulti, dagli storici c perfin da'poeti. Gli si ascrive ciò non pertanto a non piccola lode l'aver somministrati i materiali all'opera De jure belli del Grozio, chc, cosa insolita tra'barbassori d'oltrcinonti, ne confessa riconoscente il benefìcio.
Degno d'essere annoverato tra'primi investigatori del diritto filosofico e meritevole d' andar collocato a fianco del Gentili è Alessandro Turainini di Siena. Professore di giurisprudenza a Roma, a Pisa, a Napoli e in Ferrara sulla fine del secolo decimosesto e nei primi anni del deciinosettimo, lasciò, frutto de'suoi insegnamenti d'oltre vent'anni, il Trattato sopra il titolo de Legibua delle Pandette. Parlando della legge di natura, il dotto uomo rifiuta con acute ragioni la definizione d'LJlpiano, che stendcla agli animali, per conformarsi a san Tommaso, che li qualifica una partecipazione della legge eterna nella creatura ragionevole. Trattando della civile, muove e scioglie dubbi con concetti, nei quali previene il Montesquieu, specialmente là dove discorre delle leggi in relazione al clima, al suolo, a'eostumi delle nazioni e al numero degli individui, o dov'esige, clic le ieggi concernenti anehe oggetti particolari e civili sieno in armonia col sistema politico del popolo, al quale s'impongono. Notevoli sono i canoni, ch'egli fissa perciò che si riferisce all'ispezione e all'interpretazione delle leggi, dove, offrendosegli occasione d' accennare come la sola e nuda acerbità delle pene anche nei casi atrocissimi possa rendersi ingiusta , sembra aver enunciato in embrione quanto doveva poi immortalare il Beccaria. Chi si facesse ad esaminare paratamente l'opera del Tu-ramini, ricca d'osservazioni acute e d'esempi molteplici e opportuni, non faticherebbe a riscontrarvi inoltre quando i germi dell'opera del Grozio sul diritto della guerra, e quando quello spirito filosofico nelle dottrine della giurisprudenza, ehe doveva informare più tardi gli scritti del Domat, del Coccieio e d'altri più recenti. Non piccolo pregio del trattato De legibus c la natura della forma, nitida sempre, corretta ed elegante.
Benemeriti della giurisprudenza furono Giambattista De Luca e Francesco D' Andrea, nativi entrambi del Regno di Napoli e vissuti a mezzo il secolo decimosettimo. Del primo fu lodato il u Dottor Volgare », un trattato italiano, ;n-tcso a rendere accessibile la giurisprudenza anche a' non professori; del secondo si encomiano le lezioni c le arringhe, con le quali s'incominciò ad innovare, se così si può dire, la giurisprudenza storica. Il vanto per altro d'aver raccolte, discusse, illustrate e fuse in un sistema le varie parti del diritto, è tutta di Gianvincenzo Gravina. L' alito nuovo, che ne anima 1' opera , c dovuto in origine alla filosofia cartesiana, ch'egli studiò giovinetto in Roggiano di Calabria, sua patria, e coltivò poi per tutta la vita. I materiali gli attinse dagli antichi scrittori. Al culto del latino non men ehe del greco appreso nella Università di Napoli accompagnò lo studio indefesso del diritto, professato poi per parecchi anni nella Sapienza di Roma. Il frutto delle sue fatiche sta tutto raccolto nelle varie e grandi opere,